25 aprile: il sindaco di Maclodio (BS) rifiuta di celebrare la Liberazione
Gaza, 14 anni fa l'omicidio di Vittorio 'Vik' Arrigoni | Milano, la conf. stampa a seguito delle cariche al corteo nazionale per la Palestina | Abusi in divisa, la prima mappa delle morti in Italia
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25 APRILE - A Maclodio, borgo della Bassa bresciana di circa 1500 abitanti, il sindaco meloniano Simone Zanetti, vicecoordinatore provinciale di Fratelli d’Italia, ha dichiarato che il 25 aprile non si celebrerà l’80esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La ricorrenza, ha dichiarato Zanetti, sarà invece dedicata genericamente ai “caduti di guerra”.
Per Zanetti, la Festa della Liberazione è “divisiva”, “perché – dice – coincide con il momento in cui si dichiarò l’insurrezione partigiana nel Nord-Italia“, dunque con una guerra civile.
Il sindaco di Maclodio Zanetti aveva inizialmente negato le celebrazioni istituzionali del 25 aprile, spostandole prima al 27, e poi tornando invece indietro, al 25, ma sempre ribadendo esplicitamente di non volere in alcun modo ricordare il sacrificio di partigiani e resistenti per liberare l’Italia dall’occupazione nazista e dalla dittatura fascista.
“Vengono a galla tutti quanti adesso”, dichiara Angelo Chiarini, presidente della sezione Anpi di Mairano-Brandico-Longhena, paesi limitrofi a Malcodio, ai microfoni di Radio Onda d’Urto: “sembra che facciano a gara a chi la spara più grossa“, commenta riferendosi al revisionismo storico promosso da Zanetti. “Offende le radici storiche”, aggiunge ancora Chiarini.
A tal proposito…
Resistenza: un mese di trasmissioni speciali
Il 25 aprile 2025 sarà l’ottantesimo anniversario della Liberazione d’Italia dall’occupazione nazista e dalla dittatura fascista. Radio Onda d’Urto dedica a questa data la programmazione del suo palinsesto, mandando in onda ogni giorno due trasmissioni speciali (qui tutte le puntate).
Le trasmissioni di martedì 15 aprile:
Gli anarchici nella Resistenza e le Brigate Bruzzi-Malatesta. Intervista a Franco Schirone saggista e autore dei libri “La Resistenza sconosciuta” e “Per la Rivoluzione Sociale. Gli anarchici nella Resistenza a Milano (1943-1945)”. Ascolta qui
L’intervista a Nicola Adduci, insegnante e ricercatore dell’Istoreto, Istituto piemontese per la storia della Resistenza di Torino, autore – tra gli altri – del libro Dante di Nanni: il mito e la storia. L’intervista si concentra sull’azione partigiana clandestina nelle città, con un approfondimento sull’esperienza dei Gap di Torino, la loro storia, finalità, composizione politica e sociale. Ascolta qui
PALESTINA - 14 anni fa, alle prime ore del 15 aprile 2011, Vittorio ‘Vik’ Arrigoni – volontario italiano dell’International Solidarity Movement – veniva ritrovato morto, strangolato in un appartamento di Sudaniyeh, nella Striscia di Gaza, in Palestina.
Due giorni prima era stato sequestrato da un gruppo salafita, guidato da un cittadino giordano, Abdel Rahman Breizat, poi ucciso un paio di giorni dopo assieme a un altro suo sodale a Nuseirat, durante un blitz delle Brigate Ezzedin Al Qassam, braccio armato di Hamas.
Altri responsabili furono arrestati e condannati in primo grado a pesanti pene detentive, poi ampiamente ridotte in appello. Nessuno dei sequestratori è ancora in carcere: si tratta di Abu Ghoul, Khader Jram, Mohammed Salfi e Hasanah Tarek.
Vittorio raccontava la vita dei palestinesi di Gaza, costretti a sopravvivere con gigantesche difficoltà a causa dell’occupazione israeliana, senza tuttavia tacere quando lo riteneva necessario le contraddizioni interne alle fazioni palestinesi. Lo faceva attraverso un blog, Guerrilla Radio (clicca qui per conoscere molto del materiale prodotto da Vik), scrivendo e con la sua voce, anche a Radio Onda d’Urto: sulle nostre e vostre frequenze aveva denunciato, tra le molte cose, le devastazioni causate dall’aggressione militare israeliana “Piombo Fuso” del 2008-2009, a cui Vik aveva dedicato anche un libro, “Restiamo Umani”, del 2009.
Vittorio era nato a Besana in Brianza, non lontano da Milano, il 4 febbraio 1975, da Ettore Arrigoni e Egidia Beretta, fondatrice un anno dopo la sua morte e assieme alla sorella Elena della Fondazione “Vik Utopia Onlus”.
In Palestina Vittorio arriva per la prima volta nel 2002, nella stessa esperienza che vide la morte del pacifista Angelo Frammartino.
Nasce così il rapporto di Vittorio Arrigoni con la Palestina e in particolare con l’“International Solidarity Movement”, che lo porta nel 2005 a essere inserito nella lista nera delle persone “sgradite” ad Israele, che nell’aprile di quell’anno lo blocca alla frontiera con la Giordania, picchiato dai militari israeliani e ributtato in territorio giordano. Non serve, però, a fermarlo: dal 2008 si trasferisce a Gaza, dove viene ferito e incarcerato per aver difeso alcuni pescatori palestinesi che cercavano di pescare nelle proprie acque territoriali, bloccate dalla Marina di Tel Aviv.
Pochi mesi dopo, durante l’Operazione Piombo fuso, il suo blog “Guerrilla Radio” diventa l’unica fonte occidentale ad informare da Gaza in un momento in cui nessun giornalista aveva accesso alla Striscia. Sempre dal blog, e su Youtube, replica duramente, nell’ottobre 2010, a un video di Roberto Saviano a sostegno di una manifestazione della destra israeliana a Roma.
Nell’ultimo periodo, Vittorio Arrigoni, pur senza dimenticare mai chi fosse l’oppresso e chi l’oppressore, aveva guardato in faccia anche le contraddizioni interne alla Palestina, ripubblicando a inizio 2011 il manifesto dei numerosi giovani di Gaza, “Gaza Youth Breaks Out”.
Era un documento sull’onda delle “Primavere Arabe”, a favore della loro rivendicazione di libertà dall’occupazione israeliana e dalle difficoltà quotidiane vissute nella Striscia, anche in relazione all’autorità locale (de facto, Hamas) e delle divisioni con la Cisgiordania, controllata invece dall’Anp guidata da Fatah.
Una divisione che perdura ancora oggi, così come perdura l’occupazione coloniale israeliana, diventata dall’ottobre 2023 un genocidio senza fine con 51mila vittime ufficiale, 116mila feriti, migliaia di sfollati e circa due milioni – tutti i sopravvissuti – sfollati a ripetizione.
La speranza, però, non deve venire mai mano. Come ricordava lo stesso Vik:
“Non si è sconfitta l’apartheid negli Usa in due giorni, non si è liberata dal colonialismo inglese l’India in poco tempo. Noi non ci arrendiamo all’idea che venga vietata la possibilità di manifestare la solidarietà internazionale alla Palestina”
Ancora sulla Palestina, tornando in Italia.
Conferenza stampa stamani, martedì 15 aprile, delle realtà organizzatrici della manifestazione nazionale per la Palestina di sabato scorso a Milano, con decine di migliaia di persone – 50mila per le realtà organizzatrici – a sfilare dalla Stazione Centrale fino all’Arco della Pace.
La conferenza stampa si è tenuta in piazzale Baiamonti, teatro della provocazione poliziesca (in foto) che, verso la fine del corteo, ha spezzato in due la manifestazione, con cariche e 7 persone fermate, poi rilasciate nel corso della stessa serata di sabato.
Su Radio Onda d’Urto la conferenza stampa con rappresentanti delle realtà organizzatrici e in particolare Api, Comunità palestinese lombarda, Adl Cobas e Giovani Palestinesi d’Italia.
ABUSI IN DIVISA - Dalle violenze poliziesche di piazza a veri e proprie morti durante fermi, controlli o altre operazioni condotte dagli agenti italiani.
Per provare a far luce sulla situazione, “colmare il vuoto istituzionale sul tema e favorire un dibattito a proposito degli abusi in divisa”, il giornalista Luigi Mastrodonato ha ideato Malapolizia, la prima mappatura online dei decessi occorsi in Italia durante le operazioni condotte delle forze di polizia.
Una mappatura, in continuo aggiornamento, che in molti paesi dell’Unione europea è già realtà, anche in rispetto alle prescrizioni dell’Onu.
“Dal 2000 a oggi sono circa 70 i decessi rilevati un numero enorme in confronto alle poche storie diventate di dominio pubblico, come quelle di Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi. Molti dei decessi riguardano persone di origine straniera, sintomo del problema già più volte denunciato anche a livello internazionale della profilazione razziale delle forze dell’ordine italiane”
Ai microfoni di Radio Onda d’Urto lo stesso Luigi Mastrodonato, giornalista esperto di carcere e abusi di potere, collaboratore di Internazionale e altre testate, nonché ideatore di Malapolizia.
Oggi, sulle nostre frequenze, abbiamo inoltre approfondito
A chiudere, l’appuntamento con Storia di Classe:
Pochi minuti, ogni giorno, per ripercorrere la storia (la “nostra” storia). Un evento storico, una mobilitazione politica, una rivolta, una lotta, tornando indietro nel tempo per conoscere la storia dei movimenti operai, di classe e rivoluzionari.
15 aprile 1919 - Assalto fascista alla sede del periodico socialista L'avanti: