Attacco israeliano fa esplodere migliaia di cercapersone in Libano. E' strage
Tremila persone ferite, duecento quelle gravi. Decine i morti
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Guerra in Medio Oriente. Una serie di esplosioni sono state avvertite nel pomeriggio di martedì 17 settembre in diverse zone del Libano e a Damasco, in Siria: è l’effetto di un attacco dell’intelligence israeliana senza precedenti che, secondo le primissime ricostruzioni, avrebbe attivato delle micro-esplosioni tramite le batterie al litio all'interno dei cercapersone dei combattenti di Hezbollah.
Quasi 3mila le persone che risultano al momento ferite, di cui 200 gravi. Lo riferiscono i media libanesi che citano fonti sanitarie nelle varie regioni del paese colpite e che invitano a donare il sangue per soccorrere i feriti: non solo la periferia sud di Beirut, anche la valle della Bekaa e il sud del paese. Tra i feriti, in forma grave anche l'ambasciatore iraniano in Libano Mojtaba Amani. Al momento Il ministro della Sanità libanese ha annunciato che ci sono almeno 8 morti, ma si parla di decine di persone uccise.
Ai nostri microfoni il giornalista e corrispondente per Il Manifesto Michele Giorgio:
Un funzionario di Hezbollah ha affermato che l'esplosione dei cercapersone è stata "la più grande violazione della sicurezza" a cui il gruppo abbia mai assistito in quasi un anno di guerra con Israele. Lo riporta Haaretz. Il movimento sciita accusa Israele di avere la 'totale responsabilità' dell'operazione: la produzione dei meccanismi tecnologici sarebbe stata manomessa per provocarne l'esplosione in una operazione di spionaggio industriale senza precedenti.
Nessun commento ufficiale al momento da parte di Israele, mentre i più alti responsabili della sicurezza israeliana sono stati convocati per un incontro d'emergenza con il governo. L'apparato di sicurezza ritiene che le tempistiche attuali non consentiranno la nomina di Gideon Sa'ar a ministro della Difesa al posto di Yoav Gallant, ritiratosi oggi pomeriggio con Netanyahu nella 'fossa' della Kyria, il bunker del ministero della Difesa a Tel Aviv.
Un aggiornamento anche dalla martoriata terra di Palestina. Almeno 41.252 palestinesi sono stati uccisi e 95.497 feriti nella guerra israeliana a Gaza dal 7 ottobre. Lo sottolinea il ministero della Salute di Gaza in una nota precisando che il bilancio include 26 morti nelle ultime 24 ore. Il ministero dell’Istruzione palestinese ha fatto sapere che 11.001 studenti sono stati uccisi e 17.772 quelli feriti nei territori palestinesi (Gaza e Cisgiordania occupata) dall’inizio della guerra portata avanti da Israele.
Da Gaza alla Cisgiordania, dove sono oltre 700 i morti dal 7 ottobre. Di questi, denuncia oggi Save The Children, 158 sono minori, con 1.500 feriti. I prigionieri politici in meno di un anno hanno invece superato quota 10.700. Tra gli ultimi anche Abla Sa'adat, compagna dell'Unione dei Comitati delle Donne Palestinesi, nonché moglie di Ahmad Sa’adat, segretario Generale dell’FPLP, principale forza della sinistra palestinese, sepolto da anni nelle galere israeliane. Insieme a lei anche un’altra compagna.
Ne abbiamo parlato con Shoukri Hroub, dell’Udap, che ha più volte ospitato Abla nei suoi incontri. Con lui abbiamo anche fatto il punto sulla manifestazione del prossimo 5 ottobre a Roma. Clicca qui.
Migranti. Per chi scappa dalle guerre c’è ancora morte. Dall'inizio del 2024 fino al 14 settembre, sono stati 466 i morti e 655 i dispersi nella rotta del Mediterraneo centrale. Lo rende noto l'Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) in Libia nel suo ultimo aggiornamento. Nello stesso intervallo di tempo i migranti intercettati in mare e riportati nelle prigioni libiche sono stati 16.220, di cui 536 minori.
Sul fronte migranti la delegazione di europarlamentari della Commissione migranti prosegue la visita ispettiva: questo martedì è a Catania, lunedì invece a Lampedusa, dove nella notte in 2 sbarchi sono arrivate 92 persone. Intanto la Geo Barents, di MSF, è partita per la missione numero 66 da Augusta, Siracusa, per "soccorrere chi non ha altra scelta che rischiare la vita in mare, fuggendo dalla Libia". La nave è arrivata in Sicilia da Salerno, porto dell'ultimo sbarco dove era arrivato il fermo amministrativo, ora sospeso dal Tar. Ancora guerra alle ong: da stamattina maxi ispezione – la numero 24 - a Trapani contro la Mare Jonio, nave di Mediterranea Saving Humans. L'ispezione – divisa in ben quattro attività – è compiuta anche da una squadra speciale partita da Roma, quella dedicata alle ong, sotto il comando del ministro Salvini, incaricata di una ispezione non di routine ma...”occasionale”.
Dalla mare Jonio Luca Casarini, di Mediterranea Saving Humans:
Ambiente. Fortezza Europa alza i muri e chiude gli occhi sugli effetti della crisi climatica in corso. Il ciclone Boris continua a devastare L’Europa centro-orientale, lasciando dietro di sé una lunga scia di distruzione. Fango e detriti ovunque, allagamenti, città evacuate, infrastrutture a rischio e, al momento, almeno 20 vittime: tre morti e otto dispersi in Repubblica Ceca, sette decessi in Romania, sei in Polonia e quattro in Austria, dove è attesa un’imminente seconda ondata di alluvioni.
La situazione preoccupa, anche per il contraccolpo che questi sconvolgimenti avranno sul comparto industriale e agro-alimentare di questa parte d’Europa. “Si dovrà innanzitutto capire come far ripartire non solo le attività industriali e manifatturiere, ma anche l’agricoltura, che in quelle zone è di importanza fondamentale – afferma Massimiliano Fazzini, docente di Rischio Climatico presso l’Università Di Camerino – E si dovrà soprattutto pianificare una serie di interventi strutturali e non strutturali tenendo conto di questo cambiamento climatico.”
Abbiamo cercato di capire meglio il profilo e gli impatti di queste condizioni meteorologiche estreme con Massimiliano Fazzini, docente di Rischio Climatico presso l’Università Di Camerino. Clicca qui.
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