Crisi climatica: fioccano ordinanze e protocolli, ma si continua a morire di caldo
Hamas valuta la proposta di cessate il fuoco | L'Italia è sempre più una piattaforma di retroguardia bellica per Stati Uniti e Nato | Giornata di mobilitazione straordinaria per il diritto all'abitare
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CRISI CLIMATICA - Ci sono stati altri morti per la crisi climatica in Italia, ancora stretta nella morsa del caldo estremo così come tutta Europa. Due turisti sono morti per malori in spiaggia in Sardegna, a Budoni e a San Teodoro dove le temperature hanno superato i 40 gradi. Avevano 75 e 57 anni. Un camionista, poi, è stato trovato morto all’alba di ieri nel suo tir sulla A4 a Sirmione, in provincia di Brescia. Sempre sulla Milano-Venezia, ma nel Veronese, il cedimento dell’asfalto per via del caldo ha portato alla chiusura temporanea dei caselli “Verona sud” e “Verona est”.
Un uomo di 85 anni è morto dopo essere arrivato disidratato al Pronto Soccorso di San Martino a Genova. Domani 20 città italiane saranno ancora bollino rosso. L’incontro tra la pressione generata dal caldo e le perturbazioni provoca però anche alluvioni e tempeste: allerta in Lombardia e Toscana. Bufera di vento a Firenze. Rinviato per pioggia il Palio di Siena.
In questo scenario, governo, sindacati confederali e imprese hanno firmato il protocollo con le indicazioni per contenere i rischi per i lavoratori dei cantieri e delle attività all’aperto in generale quando – forse – si è arrivati alla coda di questa ondata di caldo estremo. Qui il commento di Francesco Tuccino dell’USB
Alcune regioni hanno già deliberato il fermo delle attività lavorative all’aperto nelle ore più calde, dalle 12.30 alle 16. Il Piemonte lo ha esteso anche ai ciclofattorini. In Lombardia invece l’ordinanza permette alle Amministrazioni comunali di decidere arbitrariamente quali cantieri lasciare aperti e quali chiudere in nome della “pubblica utilità”. A Brescia alcuni di questi, che devono essere terminati per non perdere i fondi del Pnrr, hanno continuato a lavorare ieri anche durante le ore più calde a San Polino e in via Milano. Il tutto senza l’applicazione delle misure preventive come teli ombreggianti o altre coperture.
Ai microfoni di Radio Onda d’Urto le riflessioni di Ibrahim Niane, segretario regionale del sindacato degli edili Fillea Cgil e di Giulio Fossati della segreteria Lombarda della CGIL. Di seguito un estratto dell’intervento di quest’ultimo
Non solo cantieri e lavori all'aperto, alle temperature insopportabili sono molto esposte anche le persone private della libertà personale che si trovano nelle carceri. Una situazione "strutturalmente insostenibile" è quella del carcere di San Vittore, come denuncia l'Associazione Antigone a seguito della visita condotta dal proprio Osservatorio nella casa circondariale milanese. A fronte di una capienza regolamentare di 450 posti, infatti, San Vittore conta 1.111 persone detenute: un tasso di sovraffollamento del 247%. Di seguito, il commento di Valeria Vertolini, responsabile di Antigone Lombardia che ha preso parte alla visita.
PALESTINA - Oggi, a Gaza, i raid israeliani hanno ucciso almeno 94 palestinesi, tra cui 45 che stavano tentando di ottenere aiuti umanitari, che in realtà non ci sono, stante il blocco imposto a marzo da Israele. Il tutto mentre Onu, Oms e diverse ong denunciano che il caldo opprimente degli ultimi giorni sta fiaccando ulteriormente una popolazione intera ormai ben al di là di essere, semplicemente, allo stremo.
Il genocidio perpetrato da Israele a Gaza però continua, perché è "redditizio per molti", a cominciare da produttori di armi e giganti tech, inclusa l'italiana Leonardo, oltre a Lockheed, Alphabet, Microsoft. “Solo la punta dell'iceberg, di un sistema che ne coinvolge molte altre, almeno 48 in totale: tante ne ha mappate la Relatrice Speciale Onu sui Territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, che a Ginevra ha presentato oggi il rapporto "Dall'economia dell'occupazione all'economia del genocidio".
Prosegue anche l'assalto di militari e coloni in Cisgiordania. Demolito un tornio per la lavorazione di metalli a est di Nablus, mentre un camionista palestinese è rimasto ferito dagli spari a un check point a est di Betlemme. I bulldozer, inoltre, hanno demolito strutture residenziali ed agricole a nord-est di Gerusalemme occupata; coloni invece ancora in azione nelle colline di Masafer Yatta.
Un drone israeliano ha bombardato pure l'ingresso meridionale di Beirut centrando un'autovettura nella cittadina di Khalde, facendo almeno una vittima. Un altro morto per un secondo raid israeliano in Libano, a Sil", vicino a Beirut.
Sul lato diplomatico esponenti di Hamas avrebbero espresso "soddisfazione" per il fatto che sia stata avanzata una nuova proposta per un cessate il fuoco a Gaza. Restano comunque distanze sull’ingresso di aiuti nella Striscia e sul ritiro delle truppe di occupazione israeliane; non ci sono date specifiche né mappe allegate.
Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, gli aggiornamenti e il commento con il giornalista palestinese Samir Al Qaryouti. Di seguito un estratto del suo intervento.
MILITARIZZAZIONE - Dalla Palestina torniamo in Italia, ormai sempre più piattaforma di retroguardia bellica per Stati Uniti e Nato.
“La Sicilia sarà il primo luogo al di fuori degli Stati Uniti dove verranno formati i piloti degli F-35. - ha annunciato ieri un gongolante ministro della Difesa, Guido Crosetto, in vista a un’altra base, la sarda Decimomannu, aggiungendo - Così come siamo l’unico Paese al mondo dove vengono assemblati gli F-35, a Cameri”.
Ma che peso ha una dichiarazione del genere nel contesto geopolitico attuale? Quale il sottotesto e quali le ricadute principali in un territorio già abbondantemente militarizzato?
Per fare il punto, occorre guardare non solo alla posizione strategica della Sicilia, ma anche alle potenzialità offerte all’economia di guerra dalla presenza di basi Usa-Nato sul suo territorio e dall’utilizzo che Stati Uniti e Nato stanno già facendo dello spazio aereo di tutto il Mediterraneo orientale, con il bene placido del governo Meloni.
Abbiamo parlato di tutto questo con Antonio Mazzeo, giornalista, scrittore e attivista antimilitarista in una lunga intervista che trovate qui. Di seguito un estratto del suo commento alle recenti parole del ministro Crosetto.
DIRITTO ALL’ABITARE - Oggi per attiviste e attivisti dell’associazione Diritti per tutti, del Centro Sociale Magazzino 47, del Collettivo Onda Studentesca e del Collettivo Gardesano Autonomo, è stata una giornata di mobilitazione straordinaria contro gli sfratti e per il diritto alla casa.
Sono stati infatti ben quattro gli appuntamenti per impedire lo sfratto di altrettanti nuclei familiari nella città di Brescia nello stesso giorno.
Negli ultimi anni, pur essendo diminuito il numero degli sfratti in città e provincia, permane il problema di chi resta senza un’abitazione “e in certi casi diventa anche più difficile da risolvere”, spiega ai nostri microfoni Umberto Gobbi dell’Associazione Diritti per tutti.
Aumentano infatti gli sfratti per finita locazione. E’ il caso ad esempio di famiglie con reddito e in regola con il pagamento dell’affitto che vengono “cacciate di casa perché la proprietà intende sfruttare per finalità più redditizie il proprio alloggio e quindi magari sfratta una famiglia con una locazione normale per poi fare gli affitti brevi turistici“.
Un fenomeno aumentato esponenzialmente non solo nelle “tradizionali” destinazioni turistiche come il lago di Garda, ma anche nella città di Brescia.
Oggi il settore privato offre pochissimi appartamenti in affitto e tanti nuclei familiari, anche con contratto a tempo indeterminato e quindi con capacità reddituale, non trovano assolutamente un altro alloggio quando il contratto scade e non viene rinnovato.
L’offerta pubblica al contempo è largamente insufficiente. Per esempio nella città di Brescia, l’ultimo bando per alloggi pubblici ha messo a disposizione 52 appartamenti a fronte di circa 1000 domande, “significa che un nucleo familiare su 20 potrà avere le chiavi della casa popolare”.
Tra questi nuclei familiari, denuncia da tempo l’Associazione Diritti per tutti, “ci sono famiglie con disabili, anziani anche soli” e tantissime altre persone senza particolari fragilità ma il cui reddito medio basso non permette di poter avere dei punteggi sufficienti per rientrare nelle graduatorie per le case gestite dal Comune di Brescia o dall’Azienda Lombarda per l’Edilizia Residenziale.
E agli esiti di questa giornata di mobilitazione straordinaria contro gli sfratti -abbracciata anche da attivisti e attiviste per il diritto all’abitare di Bologna - è dedicata la puntata di oggi di Dalla parte del diritto all’abitare, trasmissione quindicinale di Radio Onda d’Urto di informazione e approfondimento sulle lotte per la casa, contro sfratti, sgomberi e pignoramenti. Potete ascoltarla qui.
A chiudere, l’appuntamento con Storia di Classe:
Pochi minuti, ogni giorno, per ripercorrere la storia (la “nostra” storia). Un evento storico, una mobilitazione politica, una rivolta, una lotta, tornando indietro nel tempo per conoscere la storia dei movimenti operai, di classe e rivoluzionari.
3 luglio 1969 - Sciopero generale e rivolta di Corso Traiano a Torino.
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