FuoriOnda speciale "Blocchiamo tutto": l'Italia si ferma per la Palestina
In centinaia di migliaia nelle 100 piazze convocato per lo sciopero generale del sindacalismo di base.
Buonasera,
Qui è FuoriOnda, la newsletter quotidiana nei giorni feriali di Radio Onda d’Urto.
A cura della redazione informativa, viene pubblicata non appena chiudiamo la porta della Radio alle 20: come tutte le email, tu la puoi leggere quando vuoi!
Qui tutti i modi in cui potete ascoltare Radio Onda d’Urto in diretta!
Altri link utili:
“BLOCCHIAMO TUTTO!” - La neswletter odierna di Radio Onda d’Urto è tutta dedicata allo sciopero generale per la Palestina, in supporto alla Global Sumud Flotilla, contro il genocidio per mano israeliana e l’economia di guerra.
Oggi, lunedì 22 settembre, sciopero generale lanciato dall’Unione Sindacale di Base con l’adesione di Adl Cobas, Cobas, Cub e Sgb. Parola d’ordine: “Blocchiamo tutto!”. In tutta Italia e per tutto il giorno molte centinaia di migliaia di persone in piazza in un centinaio di città (in foto Piazza Loggia, a Brescia, stracolma stamattina nonostante la fitta pioggia) tra manifestazioni, cortei, piazze e blocchi per la Palestina, contro il genocidio e l’occupazione, per sostenere le iniziative di solidarietà internazionale, come quella della Global Sumud Flotilla, in corso nel Mediterraneo e diretta a Gaza.
Un fiume in piena di persone, fin dal mattino, in un centinaio di città italiane. Diverse centinaia di migliaia di persone (10.000 solo a Brescia in mattinata, dove ora è in corso un altro partecipatissimo corteo) hanno davvero bloccato tutto: manifestanti sui binari di stazioni ferroviarie, metropolitane, all’ingresso di porti, autostrade e strade.
Un fiume in piena di persone, quindi fin dal mattino e ancora oggi. La fotografia generale è davvero quella di un Paese bloccato dal basso: manifestanti un po’ ovunque sui binari di stazioni, metro, porti, autostrade e strade. Una prova di forza imponente da parte di una composizione ampia, radicale, combattiva e trasversale, indisponibile a essere complice con il genocidio e a pagare il conto del riarmo bellicista che attraversa il mondo e in particolare l’Unione Europea.
Una prima valutazione complessiva con Guido Lutrario, esecutivo nazionale Usb:
Difficile riassumere in poche righe una giornata già storica per partecipazione, capillarità e radicalità. Partiamo dal blocco di fatto di tutti i porti – Genova, Palermo, Livorno, Ancona, Trieste, Salerno, Venezia, qui nonostante gli idranti usati dalla polizia -, stazioni ferroviarie – Napoli, Torino, Roma, Milano, con ripetute cariche di polizia tra Stazione Centrale e via Pisani, oltre a 11 fermi -, metropolitane. E ancora: superstrade – la Fi-Pi-Li, a Pisa – e autostrade – come a Firenze, Torino e Bologna, in quest’ultimo caso tra cariche, lacrimogeni e idranti, con 3 feriti in pronto soccorso e 8 fermati e portati in Questura, sotto la quale si sono radunati 2mila solidali.
BRESCIA - A Brescia due i cortei: stamattina, nonostante il diluvio, 10mila persone si sono mosse in corteo per ore in tutto il centro storico, bloccando la metropolitana, con centinaia di persone entrante nella centralissima stazione Vittoria. In questi minuti, un corteo ancora più numeroso è partito da piazza Duomo (foto dal concentramento), con il Coordinamento Palestina, che ha già dato appuntamento per una terza mobilitazione, sabato 27 settembre, dalle ore 15.
Dalla terra al mare. Gli equipaggi della Global Sumud Flottilla, in mare verso Gaza, salutano le manifestazioni in Italia solidali anche con la loro iniziativa, ma nel frattempo denunciano: “droni militari ci hanno raggiunto al largo della costa di Porto Palo, a est della Sicilia e hanno volato per ore sopra le nostre teste”. Disattivato, da un attacco hacker, il segnale online che consentiva il tracciamento delle barche, che viaggiano ora in mare aperto in direzione Grecia.
Su Radio Onda d’Urto, dal Mediterraneo, Tony La Piccirella, Global Sumud Flotilla:
Le corrispondenze di Radio Onda d’Urto con la Global Sumud Flotilla sono qui.
GAZA - Dall’Italia alla Palestina: a Gaza prosegue il genocidio israeliano. I carri armati avanzavano sempre più dentro la Striscia, ridotta in macerie: 2 ospedali di Gaza City chiusi, l'ospedale pediatrico Al-Rantissi gravemente danneggiato qualche giorno fa da un bombardamento israeliano e il vicino ospedale oculistico.
Raid e bombe un po’ ovunque, con 29 vittime accertate dall’alba nella Striscia, in particolare proprio a Gaza City. Qui circa mezzo milione di civili è stato costretto a una nuova deportazione a sud, ma altrettanti – se non di più – restano tra gli attacchi senza sosta di Tel Aviv, che colpisce pure in Libano. 5 morti, tra cui 3 bambini, nel sud. Raid militari anche in Cisgiordania, contro abitazioni civili, terre palestinesi e fin dentro il campus dell’università di Birzeit, a nord di Ramallah.
ONU - Sul fronte diplomatico gli Usa provano a depotenziare il riconoscimento dello Stato palestinese annunciato all’Assemblea generale Onu (che inizia oggi) da 11 Paesi, tra cui Francia, Gran Bretagna, Australia, Canada, Belgio, Portogallo, San Marino e altri, che si aggiungono ai 150 paesi del mondo che già riconoscono lo Stato palestinese. “Gesto simbolico”, lo ha definito l’amministrazione Trump, che continua a fiancheggiare, complice, il genocidio compiuto da Israele e l’occupazione. Il tutto mentre Netanyahu ribadisce che “non ci sarà alcuno Stato palestinese”, con i suoi ministri dell’ultradestra colonica a rincarare, annunciando la volontà di portare al tavolo del Governo di Tel Aviv “l’occupazione definitiva di tutta la Cisgiordania”. Per contro Hamas ha scritto una lettera a Trump in cui ha chiesto a Washington di garantire un cessate il fuoco di 60 giorni, in cambio dell'immediato rilascio di metà degli ostaggi. La lettera è in Qatar e verrà consegnata a Trump in settimana.
A fianco di Usa e Israele rimangono sempre meno Paesi; meno di quarantina, su poco meno di duecento, quelli che all’Onu ancora non riconoscono la Palestina. Tra loro l’Italia, con la Meloni arrampicata agli specchi: “riconosceremo la Palestina solo se libera da Hamas”. Per il governo all’Onu c’è Tajani, che – non casualmente – nel giorno delle 100 piazze per la Palestina, finalmente, fa sapere che si degna di andare in Parlamento. Il ministro degli Esteri terrà “comunicazioni sulla situazione a Gaza giovedì 2 ottobre in Parlamento, la mattina alla Camera e il pomeriggio al Senato.
A chiudere, l’appuntamento con Storia di Classe:
Pochi minuti, ogni giorno, per ripercorrere la storia (la “nostra” storia). Un evento storico, una mobilitazione politica, una rivolta, una lotta, tornando indietro nel tempo per conoscere la storia dei movimenti operai, di classe e rivoluzionari.
22 settembre 1866: insurrezione popolare a Palermo.