In Libano è guerra.
558 morti, tremila feriti, migliaia di persone in fuga dai bombardamenti israeliani | A Siena vietato l'incontro in Università sulla Palestina | A Torino sequestrata l'aula dell'Intifada Studentesca
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Le trasmissioni intanto proseguono sulle nostre frequenze: come ogni martedì sera si parte alle ore 20 con Blues metal jacket; alle 21 Arrapaho; alle 23 Settantasette, la trasmissione su storia e altro sulla popular music.
LIBANO - E’ guerra. Israele fa stragi nel Paese: 558 i morti di cui almeno 50 bambini, tremila i feriti. Decine di migliaia le persone che fuggono dal sud del Paese.
Uccisi anche due membri dello staff dell'agenzia dell'Onu per i rifugiati (Unhcr), denuncia il direttore generale dell'organizzazione Filippo Grandi, che ha criticato gli attacchi aerei israeliani che stanno "incessantemente mietendo centinaia di vittime civili". Il Libano ha deciso di chiudere scuole e università fino alla fine della settimana a causa dei raid israeliani nel sud e nell'est del paese.
Di fatto nessuno è al sicuro e centinaia di persone sono entrate in Siria, riferiscono fonti della sicurezza di Damasco. Da ieri sono decine di migliaia i libanesi in fuga dopo l'escalation tra Israele e Libano, denuncia l’Onu, tra ospedali al collasso e scuole trasformate in rifugi per ospitare fino a 30mila persone.
Su Radio Onda d’Urto:
Il punto della situazione con Pasquale Porciello, giornalista e collaboratore de Il Manifesto, da Beirut Ascolta o scarica
Il collegamento da Beirut con David Ruggini, capomissione in Libano per l’ong Un Ponte Per, presente nel Paese dal 1997 con interventi nei campi profughi palestinesi, per garantire diritto allo studio e alla salute Ascolta o scarica
L’analisi della professoressa Rosita Di Peri, docente di “Politiche, istituzioni e culture del Medio Oriente” all’Università di Torino e profonda conoscitrice e studiosa del Libano Ascolta o scarica
PALESTINA - L’aggressione israeliana continua anche su Gaza, dove l’intenzione è quella di sgomberare con la forza le migliaia di palestinesi ancora presenti nel nord della Striscia, da trasformare in una terra (militare) di nessuno. Per farlo, aumenta l’intesità dei raid. Il bilancio dei palestinesi uccisi dal 7 ottobre, fermo però da due giorni, è stato aggiornato a 41.445 vittime e 95.818 feriti. Incalcolabile il numero dei dispersi; si parla di decine e decine di migliaia di persone, mentre l’intera popolazione di Gaza – oltre 2 milioni di persone – è sfollata.
Infine la Cisgiordania Occupata: sfiorano quota 11mila i prigionieri politici palestinesi fatti dall’occupazione israeliana dal 7 ottobre a oggi. Gli ultimi rapiti, 25, nella notte tra Nablus, Jenin, Ramallah e Hebron. Il tutto accompagnato da incursioni diffuse e abusi, aggressioni e minacce contro i detenuti e le loro famiglie, oltre ad atti di vandalismo e distruzione delle case dei palestinesi. Più a est, nella Valle del Giordano, decine di coloni protetti dall’esercito hanno assalito i pastori beduini, picchiandone diversi, per cacciali dai pascoli di Hamma.
UNIVERSITÀ - Si avvicina l’anniversario del 7 ottobre e in Italia si fa strada la sempre più rischiosa limitazione del dissenso all'interno dei luoghi della formazione per evitare di informare sul genocidio in corso a Gaza e l'attacco israeliano ora in Libano.
Mentre proseguono le pressioni sul Viminale affinchè vieti il corteo nazionale per la Palestina di sabato 5 ottobre a Roma, a Siena il Senato accademico ha vietato un incontro fissato il 7 ottobre da Cravos, lista universitaria di sinistra, con la relatrice speciale per i Territori Palestinesi Occupati, Francesca Albanese, e lo storico marxista israeliano Ilan Pappè.
Francesca Parri, del Comitato Palestina e senatrice accademica della Sinistra studentesca:
A Torino invece è stata posta sotto sequestro l’aula occupata 4 mesi fa dal movimento dell’Intifada Studentesca presso il Politecnico.
Durante le proteste in primavera all’interno delle Università italiane per chiedere il cessate il fuoco immediato a Gaza e la fine del genocidio, a Torino era stata portata avanti l’occupazione del Politecnico: in quel contesto l’aula dell’ateneo torinese era stata occupata da studenti e studentesse e rinominata “Shireen Abu Akleh” (vedi foto), in ricordo della giornalista palestinese uccisa dai soldati israeliani mentre stava seguendo un’operazione dell’IDF in un campo profughi di Jenin.
L’aula era nata per ospitare “il lavoro dei tanti studenti e studentesse che hanno trovato nell’Intifada Studentesca del Politecnico la spinta per lottare per la liberazione e il riconoscimento del popolo palestinese, risvegliando il dibattito politico-culturale anche all’interno di un polo come PoliTo“, fanno sapere studenti e studentesse di PolitoForPalestine.
Erica di CambiareRotta e PolitoForPalestine:
REFERENDUM - Ha raggiunto l’obbiettivo la raccolta delle firme per il “referendum cittadinanza”: 155mila firme raccolte solo ieri, record assoluto, con il totale che ha superato oggi il mezzo milione per chiedere, tramite referendum, di dimezzare il termine di residenza in Italia per la cittadinanza, da 10 a 5 anni, com’era previsto fino al 1992 e come è ancora in molti paesi dell’Unione Europea.
L’intervista a Kejsi Hodo, attivista della rete ‘Per la riforma della cittadinanza’, la trovi qui.
Il prossimo 26 settembre si apre l’udienza preliminare davanti al gup di Torino con le richieste di rinvio a giudizio contro quattro ex militanti delle Brigate Rosse: Renato Curcio, 82 anni, Lauro Azzolini, 81 anni, PierLuigi Zuffada e Mario Moretti, entrambi 78 anni, per la sparatoria alla cascina Spiotta di 49 anni fa. Le accuse sono di sequestro di persona, omicidio e tentato omicidio.
La vicenda in questi mesi è stata seguita con particolare cura da Paolo Persichetti, ex prigioniero politico, storico e saggista, sul blog insorgenze.net. Pochi giorni fa, sul blog, è stato ospitato un nuovo intervento di Renato Curcio (il secondo, su questa inchiesta), che oltre a riprendere alcuni concetti espressi da decenni sul funzionamento delle Brigate Rosse (ad esempio di come le BR fossero un’organizzazione orizzontale e non verticistica) torna a ricordare tutti gli elementi che vengono invece trascurati dalla Procura sull’uccisione di Mara Cagol.
Scrive Curcio: “Ma più rilevante ancora è infine un’altra domanda che agli storici dovrebbe interessare: perché “qualcuno” – chi francamente non m’interessa! – quando già Margherita Cagol Curcio era in stato di arresto, dunque nelle mani dello Stato, con le braccia alzate – come dimostra inequivocabilmente l’esame autoptico redatto dal Prof. Dott. Athos La Cavera – ha sparato un colpo sotto ascellare orizzontale per ucciderla?”
Abbiamo ricostruito questa vicenda con Paolo Persichetti, ex prigioniero politico, storico e saggista, curatore del blog. Trovi qui intervista e articolo completo.
A chiudere la newsletter, l’appuntamento con Storia di Classe:
Pochi minuti, ogni giorno, per ripercorrere la storia (la “nostra” storia) e i suoi anniversari. Un evento storico, una mobilitazione politica, una rivolta, una lotta, tornando indietro nel tempo per conoscere il mondo e poi… trasformarlo.
24 Settembre 1979 - L’Arresto di Prospero Gallinari:
Se hai letto fin qua…
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