Iniziano le deportazioni verso i nuovi lager per migranti in Albania
Nuovo fermo amministrativo per la Mare Jonio | Il dramma dei femminicidi in Turchia | Ebrei antisionisti bloccano la borsa di New York | La Corte di Giustizia Europea condanna la Caffaro
Buonasera,
qui è FuoriOnda, la newsletter quotidiana nei giorni feriali di Radio Onda d’Urto.
A cura della redazione informativa, viene pubblicata non appena chiudiamo la porta della Radio alle 20: come tutte le email, tu la puoi leggere quando vuoi!
Le trasmissioni, comunque, proseguono sulle nostre frequenze: alle ore 20 Il disagio nella civiltà; alle ore 21 Blues metal jacket (blues e dintorni con Andrea Fusari); alle ore 22 Bande Distorte; alle ore 23 Settantasette (storia e altro sulla popular music).
MIGRANTI - Dopo tanti annunci è in viaggio verso i nuovi lager per migranti allestiti a Gjiader e Schengjin in Albania la nave Libra della Marina Militare. A bordo 16 migranti da rinchiudere nei Cpr offshore, costati 800milioni di euro.
La nave dovrebbe arrivare entro domani in Albania, che dal canto proprio incassa – oltre ai soldi – l’obiettivo diplomatico tanto agognato: oggi l’Ue, guidata dalla Von der Leyen – primo sponsor delle deportazioni – ha avviato ufficialmente i negoziati di adesione con l’Albania. “L’accordo con Tirana è nello spirito europeo”, ha blaterato stamattina la premier durante le comunicazioni in Parlamento in vista del Consiglio europeo di giovedì.
I migranti che in queste ore stanno viaggiando verso l’Albania facevano parte di un gruppo più numeroso che si trovava su due barchini partiti dalla Libia e tratti in salvo due notti fa in acque internazionali - ma in area Sar italiana - dalle motovedette della Guardia costiera. Donne e minori sono stati portati a Lampedusa, mentre i 16 rimasti sono stati trasferiti a bordo della Libra in attesa al largo dell’isola siciliana. Una volta giunti nell’hotspot di Schengjin, nel nord dell’Albania, verranno completate le procedure di identificazione e le visite mediche.
Abbiamo approfondito il tema con Teresa Florio della rete Mai più Lager – No Ai CPR. Di seguito un estratto della sua analisi
Intanto continua l’attacco frontale del Governo alle Ong che salvano vite in mare.
Prima la premier Meloni, che ha definito “vergognoso” come la Sea Watch abbia giudicato la guardia costiera libica “trafficante di uomini”, poi Piantedosi che ha singolarmente sostenuto come le Ong nel Mediterraneo possano essere “sfruttate opportunisticamente dai trafficanti di esseri umani”.
Nel primo pomeriggio sono inoltre terminate le operazioni di sbarco dei 47 migranti a bordo della nave del’Ong Ocean Viking al terminal di Marina di Ravenna. L’ennesimo porto lontano assegnato a una nave Ong di soccorso dopo le operazioni di soccorso. Il tutto mentre i militari della Capitaneria di Porto Empedocle, dopo lo sbarco dei 58 migranti salvati dall'equipaggio della Ong Mare Jonio in acque internazionali, hanno sottoposto nuovamente a fermo amministrativo l'imbarcazione di Mediterranea Saving Humans e a una sanzione amministrativa di 4mila euro.
Abbiamo parlato di questo fermo amministrativo e del suo significato con Laura Marmorale, presidente di Mediterranea Saving Humans, prima che venisse confermato. Qui di seguito un estratto in cui spiega proprio la sua lettura circa questo ennesimo attacco.
VIOLENZA DI GENERE - Il 2024 non è ancora terminato, ma in Turchia sono già 290 le donne vittime di femminicidio, a cui si aggiungono altri 160 casi di “morti sospette”, classificate come suicidi o “incidenti”.
Da anni nel Paese - che dal 1 luglio 2021 non fa più parte della “Convenzione di Istanbul”, il trattato internazionale contro la violenza sulle donne - le manifestazioni femministe sono tuttavia occasione di sfoggio della violenza della polizia, con barricate, manganelli e idranti. Inoltre costituisce reato la performance di denuncia politica sulle note del brano “Un violador en tu camino” (Uno stupratore sul tuo cammino), ideata dal collettivo femminista Latesis di Valparaíso, città portuale sulla costa del Cile.
La segretaria generale della piattaforma online We Will Stop Femicide, Fidan Ataselim, denuncia che in Turchia “le donne vengono uccise dagli uomini ogni giorno, ma purtroppo non si tratta più solo di questo. Questi omicidi vengono insabbiati e fatti passare per suicidi. Le donne vengono costantemente gettate dalle finestre e dai balconi, ma non si svolgono indagini efficaci. In altre parole: non si limitano a seppellire le donne sotto terra, ma anche la verità”.
Abbiamo approfondito i contorni di questa drammatica situazione con Murat Cinar, giornalista di origine turca e nostro collaboratore.
MEDIORIENTE - Israele continua a massacrare la popolazione in Palestina (42.344 morti in poco più di un anno) e in Libano (2400 morti dal 30 settembre).
A Gaza 55 i morti e 329 i feriti solo oggi. A Rafah è stata attaccata la cosiddetta zona sicura di Mawasi, dove sorgono le tende degli sfollati: qui alcuni paramedici sono stati uccisi da un bombardamento israeliano che ha preso di mira le ambulanze mentre evacuavano i feriti di un raid precedente. C’è poi Jabalia, con 5 morti nel campo profughi del nord assediato ormai da 9 giorni al pari di Beit Hanoun e Beit Lahia, dove l’esercito occupante blocca l'ingresso di aiuti umanitari e camion di acqua potabile per i residenti, almeno 400mila secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite UNRWA. Tra loro decine di migliaia sono minori, la cui situazione, a Gaza e in Cisgiordania, è inimmaginabile.
Proprio per protestare contro tutto questo, ieri il gruppo dei Jewish Voice for Peace ha organizzato a New York l’occupazione della borsa, ovvero il simbolo del capitalismo mondiale.
Quella di ieri è stata tuttavia solo l’ultima di una serie di azioni eclatanti attuate a New York contro il genocidio e le complicità statunitensi ed occidentali - ricordiamo tra queste l’invasione della Statua della Libertà, l’occupazione della Grand Central Station, il blocco del Manhattan Bridge. Azioni pensate “in risposta all’appello del popolo palestinese di fermare il business as usual, cioè fermare quell’andare avanti come se nulla fosse mentre c’è un genocidio in corso”, - come ha spiegato ai nostri microfoni Stephanie Westbrook, cittadina di origine statunitense impegnata nel movimento BDS.
Tutto ciò per sancire una netta differenza rispetto alle posizioni dei partiti democratico e repubblicano che mantengono il sostegno e il rifornimento di armi ad Israele anche a fronte del pronunciamento della Corte internazionale di Giustizia che ha messo sotto accusa le condotte genocide dello stato sionista.
Qui l’intervista completa a Stephanie Westbrook. Di seguito un passaggio del suo intervento.
Per approfondire ulteriormente quanto sta accadendo in Medio Oriente, abbiamo inoltre sentito l’analista di politica internazionale Roberto Iannuzzi, intervistandolo alla luce del suo ultimo libro intitolato “Il 7 ottobre tra verità e propaganda” (Fazi Editore). Potete ascoltarla qui.
BRESCIA - La Corte di Giustizia Europea ha condannato l’ex industria chimica Caffaro a pagare 453 milioni di euro allo Stato italiano per danno ambientale.
I giudici europei hanno stabilito che “una scissione societaria non può essere un mezzo per sottrarsi alle conseguenze degli illeciti commessi da un’impresa, a spese dello Stato o di altri soggetti”. Da qui la condanna nei confronti di LivaNova, la multinazionale nella quale è confluita Sorin Spa (ex Snia) con le attività Caffaro di Brescia.
Si tratta di un risarcimento da oltre 453 milioni di euro non solo per l’avvelenamento registrato a Brescia, ma anche a Torviscosa (Udine) e Colleferro (Roma), tre aree diventate Siti di interesse nazionale.
Sulle nostre frequenze il commento di Marino Ruzzenenti, storico dell’ambiente e parte del Tavolo Basta Veleni. Di seguito un estratto del suo intervento.
Oggi sulle frequenze di Radio Onda D’urto anche:
A chiudere la newsletter, l’appuntamento con Storia di Classe:
Pochi minuti, ogni giorno, per ripercorrere la storia (la “nostra” storia) e i suoi anniversari. Un evento storico, una mobilitazione politica, una rivolta, una lotta, tornando indietro nel tempo per conoscere il mondo e poi… trasformarlo.
15 Ottobre 1968 - Sciopero Alla Saint Gobain Di Pisa:
Se hai letto fin qua…
… è perché consideri Radio Onda d’Urto uno strumento di informazione importante! La newsletter Fuorionda nasce per dare ancora più visibilità a lotte, iniziative, commenti. Radio Onda d’Urto da sempre vive senza pubblicità, sostenendosi solo con il vostro aiuto e le iniziative di autofinanziamento.
Se pensi che sia importante continuare a tenere viva la radio e aumentare gli spazi di informazione utili a chi ci ascolta, come questa newsletter, considera di abbonarti e di inserire il codice fiscale 02084620174 nella tua dichiarazione dei redditi nello spazio apposito dedicato al 5X1000. Se sei già tra chi ci sostiene, aiutaci diffondendo questa newsletter e la conoscenza della nostra radio!