Intervista ad Antonio Mazzeo, attivista della Freedom Flotilla rapito e deportato da Israele
Era a bordo della nave Handala diretta a Gaza e sequestrata dall'Idf | Dazi: accordo tra Von der Leyen e Trump, interessi dell’UE piegati a quelli USA | No Tav: weekend ad Alta Felicità - il resoconto
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PALESTINA - Sabato a mezzanotte l’esercito israeliano ha assaltato e sequestrato la nave Handala della Freedom Flottilla e arrestato tutti i membri dell’equipaggio, che nel frattempo erano entrati in sciopero della fame “contro l’assedio israeliano alla Striscia di Gaza”.
L’obiettivo della missione della Handala era quello di raggiungere Gaza, rompere l’assedio illegale israeliano e portare aiuti alla popolazione palestinese che, oltre a morire quotidianamente sotto le bombe di Tel Aviv, sta subendo da mesi una spaventosa carestia.
Tra gli attivisti e le attiviste rapiti illegalmente da Israele in acque internazionali c’erano due cittadini italiani: Antonio Mazzeo e Antonio La Piccirella. Quest’ultimo ha rifiutato la deportazione e resta in cella, in attesa di comparire davanti al Tribunale.
Gli avvocati del team legale Handala hanno nel frattempo incontrato gli attivisti detenuti presso il porto di Ashdodr nella vicina stazione di polizia israeliana.
L’aggiornamento con Michele Borgia del team comunicazione della Freedom Flotilla Coalition.
Antonio Mazzeo (in foto), uno dei due attivisti italiani sequestrati dall’Idf sulla nave Handala della Freedom Flotilla Coalition, è atterrato intorno alle 12 all’aeroporto di Fiumicino dopo essere stato rapito e poi “deportato da Israele”, come racconta ai microfoni di Radio Onda d’Urto.
Il nostro collaboratore da Roma, Stefano Bertoldi, ha raccolto le sue prime parole appena atterrato:
GUERRA DEI DAZI - Intesa sui dazi siglata in Scozia tra Ursula von der Leyen e Donald Trump.
Ieri, dopo un incontro durato meno di un’ora, Usa e Ue avevano annunciano l’accordo commerciale con la conferma della tariffa base al 15%. Particolarmente soddisfatto il presidente Usa per l’intesa raggiunta che piega di fatto gli interessi dell’UE a quelli USA.
Questo lunedì a Bruxelles la riunione dei Rappresentanti Permanenti dei 27 Paesi Ue. All’incontro la Commissione era chiamata a illustrare i punti principali dell’accordo.
Nel 15% sono inclusi auto, semiconduttori e farmaceutico. Acciaio e alluminio i tasti dolenti: resteranno al 50% ma si lavora a “un sistema di contingenti tariffari basato sui flussi commerciali storici”. Intanto alcune categorie di imprenditori chiedono aiuti e compensazioni.
VAL DI SUSA - Diecimila No Tav hanno marciato sabato 26 luglio 2025, in Valle di Susa, contro l’Alta velocità Torino-Lione. Il corteo è partito dal Festival Alta Felicità, organizzato ogni anno presso lo storico presidio di Venaus, dal movimento che da oltre trent’anni si batte contro la grande opera inutile e dannosa i cui cantieri aumentano di numero, devastando sempre più la Valle e le sue montagne.
La marcia, aperta dallo striscione “c’eravamo, ci siamo e ci saremo”, si è divisa in diversi spezzoni raggiungendo i cantieri (attivi o futuri) del Tav a Giaglione, nella frazione Traduerivi di Susa e a San Didero.
Diverse le azioni dirette partite dalla marcia, tra cui le battiture, il taglio delle reti, il blocco dell’autostrada Torino-Bardonecchia con barricate in fiamme e l’invasione del nuovo cantiere di Traduerivi, frazione di Susa. Qui è stato aperto uno striscione con la scritta “salviamo insieme la piana di Susa!”. Inoltre, sono stati danneggiati mezzi e strutture da cantiere.
“Si parte e si torna insieme”, recita uno storico slogan del movimento No Tav. Così, dopo la marcia, i manifestanti sono rientrati insieme al Festival Alta Felicità che è proseguito fino a domenica tra musica, dibattiti, assemblee e iniziative di ogni genere: ieri, domenica 27 luglio, è si è svolta l’assemblea nazionale “Guerra alla guerra”.
Non solo il corteo dunque. Il weekend ad Alta Felicità è stato attraversato da decine di iniziative, tra dibattiti, azioni di lotta e concerti presso l’arena di Venaus.
Tra questi, l’assemblea nazionale “Guerra alla Guerra”, svoltasi domenica 27 luglio durante l’ultimo giorno del festival.
Davanti a una platea di oltre 300 persone, riunitasi sotto il tendone dei dibattiti, si è svolta una lunga assemblea nazionale contro guerra, riarmo, e genocidio in Palestina, ospitata dal Movimento valsusino e che ha visto la partecipazione di decine tra collettivi, realtà, sindacati di base e partiti.
E’ necessario “mettere insieme le ragioni della lotta con le pratiche della lotta”, ha ricordato in apertura Nicoletta Dosio, storica attivista No Tav valsusina, sottolineando come – nella lunga e decennale storia del movimento contro la grande opera – “la pratica della lotta è riuscita a mettere insieme idee diverse, modi diversi di approcciarsi alla realtà, ed è riuscita a farli crescere insieme”.
Una lunga e fitta assemblea che, con le dovute differenze e defezioni, ha fatto emergere che se c’è una profonda e diffusa “ragione di lotta” si può partire da una base comune: in primis “l’importanza di muoversi per sabotare la guerra”. Per questo è stata individuata nell’8 novembre la data di mobilitazione nazionale a Roma.
A chiudere, l’appuntamento con Storia di Classe:
Pochi minuti, ogni giorno, per ripercorrere la storia (la “nostra” storia). Un evento storico, una mobilitazione politica, una rivolta, una lotta, tornando indietro nel tempo per conoscere la storia dei movimenti operai, di classe e rivoluzionari.
28 luglio 1996 - Lo sciopero della fame dei prigionieri politici in Turchia, dopo 12 morti, batte l’ostracismo del governo:
È tempo di 730 e dichiarazione dei redditi!
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