La Corte penale internazionale nel mirino di Trump
La situazione in Libano a pochi giorni dalla fine della tregua (mai rispettata da Israele) | Mamme NO-PFAS in presidio in occasione della fine del processo
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CORTE PENALE INTERNAZIONALE - Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che impone sanzioni alla Corte penale internazionale (CPI), il principale tribunale internazionale competente a giudicare il crimine di genocidio, quelli contro l’umanità e di guerra. Il motivo è che ha osato intraprendere azioni anche contro Israele, come il mandato d’arresto internazionale emesso a novembre contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. L’ordine esecutivo prevede sanzioni finanziarie e il blocco dei visti per tutti i funzionari, dipendenti e agenti del tribunale coinvolti nelle indagini su USA e alleati. Già nel 2020, durante il primo mandato, Trump aveva imposto sanzioni contro i funzionari che avevano aperto un’indagine sui crimini commessi durante la guerra in Afghanistan sia dai talebani che dall’esercito statunitense e dalla CIA. Una dichiarazione alle Nazioni Unite sottoscritta da 79 paesi membri (quasi tutti i paesi Ue, oltre a Gran Bretagna e Canada) ha sottolineato che queste sanzioni "comprometterebbero gravemente tutte le situazioni attualmente sotto inchiesta, poiché la Corte potrebbe dover chiudere i suoi uffici sul campo", oltre ad "aumentare il rischio di impunità per i crimini più gravi e minacciare di erodere lo stato di diritto internazionale". L’Italia non è tra i governi che hanno firmato la lettera: il suo rapporto con la Cpi è ai ferri corti non per le sanzioni statunitensi quanto per il caso Almasri, il generale e torturatore libico arrestato a Torino come richiesto dalla CPI, poi liberato e rimpatriato con un volo di Stato.
L’intervista di Radio Onda d’Urto a Triestino Mariniello, docente di diritto penale all’Università di Liverpool
Un estratto del suo intervento, dedicato al caso Almasri
LIBANO - Il Paese dei cedri sembra scomparso dai radar dell’informazione, ma il termine per il cessate il fuoco in vigore tra esercito israeliano ed Hezbollah si avvicina (18 febbraio 2025) mentre la crisi politica, economica, sociale e umanitaria rimane cronica.
La tregua non è mai stata rispettata davvero dall’Idf, che compie spesso raid nel sud del Libano e procede alla distruzione sistematica di case e villaggi vicino alla linea blu di demarcazione. La fase di delicata transizione politica, invece, vede il neo-presidente della Repubblica, il cristiano-maronita Joseph Aoun, e il nuovo premier sunnita, Nawaf Salam, ancora alle prese con la formazione di un governo. Nonostante le loro nomine nel gennaio 2025, infatti, il Paese dei cedri rimane senza un esecutivo. Tutto questo mentre alla crisi economica e sociale con cui il Libano è alle prese da cinque anni, si è aggiunta quella sanitaria e umanitaria provocata dai bombardamenti israeliani.
Abbiamo fatto il punto della situazione nella trasmissione Mesopotamia, il nostro approfondimento quindicinale nello spazio La cassetta degli attrezzi. Ai nostri microfoni Eliana Riva, giornalista e caporedattrice di Pagine Esteri, e Mauro Pompili, giornalista che vive e lavora tra Roma e Beirut.
BUDAPEST - Tra pochi giorni, il 21 febbraio, inizierà il processo per Maya a Budapest, prelevata lo scorso giugno in carcere in Germania nel cuore della notte per finire nelle mani delle autorità ungheresi mentre l’Alta Corte tedesca doveva pronunciarsi per la sua estradizione. Ora l’Alta corte ha dichiarato illegale la sua deportazione. La procura le ha offerto un patteggiamento a 16 anni in cambio di una dichiarazione di colpevolezza. Se rifiuterà sarà trascinata in catene davanti al giudice.
Sabato 8 febbraio incontro pubblico sul processo di Budapest allo Spazio Hug di via Venini 83 a Milano e poi per un presidio alle 18 in Piazza Cavour.
Domenica ci sarà anche un presidio a Terni per la liberazione di Anan Yaeesh
e ancora sul sito di Radio Onda d’Urto…
L’analisi critica dei fatti economici della settimana con Andrea Fumagalli: i dazi di Trump, le mire sul gas di Gaza, il risiko delle banche italiane
No Pfas: da stamattina a domani il presidio delle associazioni e dei movimenti No Pfas fuori dal tribunale di Vicenza, dove volge al termine il processo per la contaminazione dell’azienda Miteni. Michela Piccoli, delle “Mamme No Pfas”.
Brescia: gli abitanti difendono i gelsi secolari dopo l’ok del Comune alla costruzione di ville a ridosso del parco
A chiudere, l’appuntamento con Storia di Classe:
Pochi minuti, ogni giorno, per ripercorrere la storia (la “nostra” storia) e i suoi anniversari. Un evento storico, una mobilitazione politica, una rivolta, una lotta, tornando indietro nel tempo per conoscere il mondo e poi… trasformarlo.
7 febbraio 1971 La Svizzera Concede Il Diritto Di Voto Alle Donne
Se hai letto fin qua…
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