La Libia arresta Almasri, il torturatore di migranti coccolato dal governo italiano
Risultati elettorali negli Usa: commenti e punti di vista | Morti sul lavoro: aumentano i decessi. Dati e analisi dell'Osservatorio Vega Engineering | Palestina: la storia della sinistra palestinese
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MIGRANTI - La Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva la ratifica e l’esecuzione del trattato sulla deportazione delle persone detenute tra l’Italia e la Libia, dove la Procura libica ha ordinato la detenzione di Osama Al-Masri, il torturatore libico, e il suo rinvio a giudizio con l’accusa di tortura di detenuti e della morte di uno di loro sotto tortura.
Si tratta dello stesso Almasri su cui pendono accuse analoghe della Corte penale internazionale (CPI); fermato a gennaio in Italia, era stato liberato e caricato in tutta fretta da Governo e Servizi italiani su un aereo di Stato e riportato, sano e salvo, in Libia.
L’ordine di carcerazione preventiva dell’ex dirigente della polizia giudiziaria a Tripoli – di fatto, uno dei ras dei lager per migranti – segue gli interrogatori e la raccolta di elementi su violazioni dei diritti dei migranti nella principale struttura di riforma e riabilitazione della capitale. ‘Felice per l’arresto, ma per Italia è una figuraccia’, commenta Angela Bitonti, legale di una donna ivoriana, da anni residente in Italia e vittima delle torture di Almasri, che annuncia oggi la volontà di chiedere un risarcimento al Governo italiano, mentre +Europa vuole le dimissioni di Nordio.
Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, Alice del Baobab di Roma, realtà impegnata da 10 anni al fianco dei migranti arrivati in Italia dopo essere transitati, in gran parte, proprio dai lager libici di Almasri e degli altri gerarchi, foraggiati dall’Unione Europea. Di seguito un estratto del suo intervento.
STATI UNITI - Un anno dopo la vittoria alle presidenziali di Trump – e un anno dalle prossime elezioni di midterm – i democratici fanno un tris storico nell’election day del 4 novembre 2025. Elette le prime due donne governatrici dem in New Jersey e in Virginia, Stato tradizionalmente in bilico tra repubblicani e dem.
La vittoria più eclatante, anche per gli equilibri interni di un partito – quello dem – ancora tramortito dalla scoppola delle presidenziali 2024 arriva da New York: Zohran Mamdani è stato eletto con il 50,4% dei voti, sconfiggendo di 10 punti l’ex governatore (ed ex dem, ora indipendente) Andrew Cuomo e il repubblicano di destra Curtis Sliwa. Affluenza attorno al 40%, un dato molto alto considerato gli standard di questo genere di voto negli States.
Mamdani, 34 anni, è il primo sindaco, 34enne, socialista, musulmano e di origini afro-asiatiche (è nato in Uganda da genitori di origini indiane) della Grande Mela. “E’ uno dei più grandi sconvolgimenti politici della Storia moderna Usa”, commenta a caldo il suo principale alleato, Bernie Sanders, altro esponente della sinistra dem.
“Il sole potrebbe essere tramontato sulla nostra città stasera, ma come disse una volta Eugene Debs (sindacalista e fondatore oltre un secolo fa del Partito socialista Usa) ‘vedo l’alba di un giorno migliore per l’umanità’”. Queste le prime parole di Zohran Mamdani al suo quartier generale a Brooklyn dopo la sua vittoria come sindaco di New York. “Il futuro è nelle nostre mani“, ha proseguito prima di attaccare Andrew Cuomo, ex governatore per tre mandati e figlio di un governatore: “abbiamo rovesciato una dinastia politica. Auguro a Cuomo solo il meglio nella vita privata, ma che questa sia l’ultima volta che pronuncio il suo nome mentre voltiamo pagina”.
Altre parole di Mamdani sono andati direttamente a Trump: “so che ci stai guardando, ti dico quattro parole…turn up the volume”, ossia alza il volume, con il boato della folla che acclamava l’esponente socialista e musulmano, “cose di cui non ho alcuna intenzione di vergognarmi”.
Trump accusa il colpo, pur dando la colpa all’assenza del suo nome sulle schede (a New York ha sostenuto, seppur all’ultimo, Cuomo) e allo shutdown, la paralisi finanziaria del bilancio federale iniziata 36 giorni fa e da oggi, ufficialmente, il più lungo della storia Usa. Strali contro Mamdani arrivano dalla galassia dell’ultradestra MAGA – “è un terrorista”, ha detto tra gli altri il popolare conduttore radiofonico e podcaster sovranista Sid Rosenberg – e da Israele, con il ministro della Diaspora, Amichai Chikli, che ha esortato “gli ebrei di New York a fuggire in Israele”, fingendo di dimenticare 2 anni ininterrotti di proteste anche eclatanti da parte della comunità ebraica di NY contro il genocidio, il sionismo e Netanyahu, oltre al fatto che una parte molto ampia della stessa comunità ha sostenuto proprio Mamdani.
Per approfondire i tanti aspetti collegati a questo risultato elettorale, abbiamo raccolto i punti di vista di:
Mattia Diletti, docente di Scienza politica all’Università La Sapienza di Roma
Martino Mazzonis, giornalista, americanista e nostro collaboratore
Raffaella Baritono, docente di Storia e istituzioni dell’America del nord all’Università di Bologna
Sergio Grossi, Professor of Criminology al John Jay College (City University of New York)
Qui l’articolo che li contiene tutti e, di seguito, un frammento del commento di Martino Mazzonis.
LAVORO - Il bilancio degli infortuni mortali sul lavoro in Italia resta drammaticamente alto: tra gennaio e settembre 2025, in base ai dati dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering, sono stati 784 i decessi sul lavoro, con un aumento di 8 vittime rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Di questi, 575 sono stati infortuni in occasione di lavoro, mentre 209 si sono verificati durante il tragitto casa-lavoro. La Lombardia, il Veneto, la Campania, il Piemonte e l’Emilia-Romagna sono le regioni che registrano il numero maggiore di vittime.
Il settore delle costruzioni continua a essere il più pericoloso, con 99 decessi in occasione di lavoro; a seguire, l’industria manifatturiera, i trasporti e il commercio.
PALESTINA - “FPLP. Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina: tra ideologia e pragmatismo” con la prefazione di Leila Khaled e un libro uscito in prima edizione nel 2018 per Edizioni Clandestine e recentemente ripubblicato, con Edizioni Clandestine Gruppo Santelli, da Stefano Mauro, giornalista freelance e scrittore.
Il volume consente di approfondire storia, posizioni politiche e linee tattico – strategiche della principale forza della sinistra palestinese, nata nel luglio 1967 come “fazione di avanguardia della classe lavoratrice palestinese e più in generale dei lavoratori salariati… per la liberazione della Palestina dall’occupazione coloniale sionista” e per “la creazione di uno Stato democratico palestinese su tutto il territorio della Palestina storica, con Gerusalemme capitale”.
Passato attraverso scissioni e cambi di leadership, ancora oggi l’FPLP rappresenta il principale partito della sinistra laica palestinese, attivo tanto nella Striscia di Gaza con la resistenza armata contro il genocidio per mano israeliana in corso dall’ottobre 2023 quanto in Cisgiordania e a Gerusalemme. Lo storico segretario generale, Ahmad Sa’adat – di cui Stefano Mauro ha pubblicato gli scritti nel libro, “L’eco delle catene. La detenzione dei prigionieri politici nelle carceri israeliane“, realizzato assieme a Udap – Unione democratica arabopalestinese – è sepolto da un ventennio nelle galere dell’occupazione israeliana, dopo essere transitato negli anni precedenti da altre carceri, quelle dell’Anp.
Oggi sulle nostre frequenze anche:
MOUSSA DIARRA - La procura di Verona chiede l’archiviazione per l’omicidio del giovane maliano. Ai nostri microfoni, le considerazioni di Daniele Todesco, dell’Osservatorio Migranti Verona.
A chiudere, l’appuntamento con Storia di Classe:
Pochi minuti, ogni giorno, per ripercorrere la storia (la “nostra” storia). Un evento storico, una mobilitazione politica, una rivolta, una lotta, tornando indietro nel tempo per conoscere la storia dei movimenti operai, di classe e rivoluzionari.
5 novembre 1843 – A Cuba gli schiavi si ribellano








