Le forze di Resistenza Palestinese e Israele firmano l'accordo di cessate al fuoco
Gli aggiornamenti dal team legale di Adalah | Brescia continua a esportare armi verso Israele | In arrivo il nuovo primo ministro francese: quanto durerà? | Protesta a Sesto San Giovanni
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PALESTINA - Firmato formalmente nel pomeriggio di oggi sia da Israele che dalle forze della Resistenza Palestinese, a partire da Hamas, l’accordo proposto da Usa, Qatar, Egitto e Turchia sulla prima fase del piano per Gaza.
Festa nelle strade, anche se i bombardamenti non si fermano, colpendo in particolare Gaza City e il nord: ci sono già 17 vittime accertate. Fonti di stampa internazionali riferiscono pure di scontri tra Hamas e la famiglia oppositrice Abu Warda, vicina agli israeliani in questi ultimi mesi di genocidio, nell’area portuale di Gaza. 5 i morti. In serata, Israele ha inoltre colpito ripetutamente la zona costiera e il campo profughi di Al Shati.
A Tel Aviv, intanto, prosegue il Gabinetto di sicurezza per dare l’ok all’intesa. “Entro le 24 ore successive – forse già in serata - entrerà in vigore un cessate il fuoco. L’esercito si ritirerà sulla linea gialla come indicano le mappe del piano Trump. Dopo 24 ore, inizieranno i “3 giorni” per il rilascio dei prigionieri, vivi e morti. Così Tel Aviv, che però poi aggiunge: “nessun rilascio per Marwan Barghouti e Ahmad Saadat”, rispettivamente leader iper-popolare di Fatah e segretario dell’Fplp, entrambi sepolti in carcere da anni, e ancora: “manterremo il controllo sul 53% della Striscia”.
Hamas, dal canto suo, conferma che entro 72 ore dall’entrata in vigore dell’intesa, Israele rilascerà 1.950 prigionieri palestinesi (e i corpi di 360 vittime) in cambio di 20 israeliani in vita. Sempre Hamas ha chiesto 10 giorni per localizzare i corpi di quelli morti, rimasti sotto le macerie, mentre Tel Aviv ha iniziato a prepararsi al ritiro parziale dalla Striscia. Circolano video e foto di alcune truppe riserviste che ritornano oltreconfine. Nella stessa area, in coda, 153 camion carichi di aiuti umanitari attraverso il valico di Rafah, portati da Mezzaluna Rossa egiziana, Onu e Qatar. Come leggere quest’intesa? Su Radio Onda d’Urto la traduzione, in italiano, del comunicato del Fronte dopo la firma dell’intesa su Gaza: potete ascoltarla qui e di seguito.
Per trattare e approfondire il tema, oggi sulle nostre frequenze:
Sami, nostro collaboratore dalla Striscia, che fa il punto sulla situazione a Gaza, ancora nella morsa dei bombardamenti. Qui la sua corrispondenza.
Sul significato, l’esito e le ricadute dell’accordo di cessate al fuoco, abbiamo invece raccolto i commenti, le analisi e le valutazioni di diversi giornalisti/e, esperti/e, compagni e compagne. Li trovate tutti qui.
C’è poi la Cisgiordania Occupata. Proprio qui l’esercito israeliano ha arrestato almeno 9 palestinesi, in raid a tappeto a Nablus, Tulkarem e Betlemme, dove i coloni hanno aggredito, ferendolo gravemente, un 75enne, segretario locale di movimento Fatah. A Hebron, invece, i militari occupanti hanno sparato su alcuni civili, ferendo 3 bambini. Infine Jenin; 2 i feriti, tra cui 1 bambino, per un raid.
Chiudiamo con il capitolo Flotille, con i 145 attiviste-i (9 italiani) di FFC e TMTG nelle galere israeliane dopo l’assalto di ieri. Secondo il tema legale delle Flotille, Adalah, “diversi partecipanti tra cui parlamentari di diversi Paesi, sono già stati espulsi”. Si parla di una cinquantina, dicono gli avvocati, che aggiungono di “continuare a ricevere segnalazioni di comportamenti aggressivi e violenti durante e dopo l’intercettazione illegale delle loro imbarcazioni da parte di Israele, nonché di pessime condizioni di detenzione, tra cui un accesso inadeguato all’acqua potabile e, in alcuni casi, abusi fisici e verbali. Ad oggi oltre 20 partecipanti ancora detenuti non hanno ancora potuto incontrare gli avvocati, negando loro chiaramente l’accesso all’assistenza legale”.
Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, Andrea della logistica di Thousand Madleens in Italia
COMMERCIO ARMI - Brescia è l’unica provincia italiana ad aver continuato a esportare armi verso Israele dopo il 7 ottobre 2023. A rivelarlo – tra le righe – gli ultimi dati Istat del commercio estero, risalenti allo scorso giugno.
Si tratta di armi ad uso civile – soprattutto parti e accessori di revolver e pistole – che, anche in virtù della loro destinazione d’uso riescono a bypassare le restrizioni imposte dalla UAMA – Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento, parte del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale italiana. Dopo il 7 ottobre, infatti, in Italia non sono più state concesse nuove autorizzazioni o licenze per l’esportazione di armi verso Israele, tuttavia quelle in essere sono state mantenute.
Si tratta quindi di esportazioni legali, poiché legate a contratti in essere, e che comportano un giro d’affari di piccola entità, se paragonato ai volumi consueti del mercato armiero bresciano. Tuttavia sono proprio queste armi che finiscono di norma per armare i coloni ed è qui che subentra il piano etico, soprattutto se inquadriamo queste esportazioni nella prospettiva della cosiddetta Responsabilità sociale d’impresa (RSI) o Corporate Social Responsibility (CSR), all’interno del quale gli effetti e le ricadute di ciò che si produce nel Paese in cui si vende non sono affatto secondari.
Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, Giorgio Beretta, parte della della Rete Italiana Pace e Disarmo e dell’OPAL – Osservatorio permanente sulle armi leggere di Brescia. Qui l’intervista completa e, di seguito, un’estratto della sua analisi, incentrata proprio sulla Responsabilità Sociale d’impresa.
FRANCIA - In Francia il Presidente Macron nominerà a breve un nuovo premier, presumibilmente nelle prossime 48 ore.
A confermarlo, nella giornata di ieri, il dimissionario Lecornu: “sento che un cammino è ancora possibile, ma la mia missione è finita” - ha affermato.
Le ipotesi si sprecano e per cercare di fare chiarezza sulle posizioni espresse in queste ore dalle diverse parti politiche in Francia è intervenuto da Parigi, sulle nostre frequenze, il nostro collaboratore, Cesare Piccolo. Qui l’intervista completa, di seguito uno stralcio della sua analisi.
SESTO SAN GIOVANNI - È iniziato alle 18,00 di oggi, giovedì 9 ottobre, il presidio chiamato in largo Lamarmora a Sesto San Giovanni dopo che ieri un uomo di 71 anni, vittima di morosità incolpevole, si è gettato dal sesto piano durante lo sfratto esecutivo. L’anziano, quando è arrivato l’ufficiale giudiziario con le forze di polizia, si è lanciato dal balcone.
Il presidio di protesta per ricordare la mancanza di politiche abitative in città è stato lanciato dall’Unione Inquilini, che a Sesto San Giovanni è nata e ha la propria sede centrale.
Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, l’intervista a Gianluigi Montalto, avvocato dell’Unione Inquilini di Sesto San Giovanni. Di seguito alcune delle sue riflessioni.
E ancora, sulle nostre frequenze:
Milano: al via l’edizione 2025 del Nazra Palestine Short Film Festival. L’intervista a Monica Macchi ed Eleonora Moro, di Nazra Palestine Short Film Festival.
Genova: escursione al Forte Diamante per Gaza. La presentazione con Adele del Laboratorio Scirocco di Genova.
A chiudere, l’appuntamento con Storia di Classe:
Pochi minuti, ogni giorno, per ripercorrere la storia (la “nostra” storia). Un evento storico, una mobilitazione politica, una rivolta, una lotta, tornando indietro nel tempo per conoscere la storia dei movimenti operai, di classe e rivoluzionari.
9 Ottobre 1967 - Morte di Che Guevara