Migranti: deportazioni e respingimenti sempre più legali in UE
Ancora attacchi a Gaza e in Cisgiordania | L'appello di Addameer nella Giornata del prigioniero palestinese | Attivisti e attiviste No Snam in azione a Sulmona
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Le trasmissioni, intanto, proseguono sulle nostre frequenze: alle ore 20 C’è Crisi; alle 21 Lo Scaffale di Primo, viaggi nell’editoria ribelle e critica; alle 22 Radio Fango FM, nuove uscite dall’underground hardcore punk; alle 23 FatBeat, musica elettronica; alle 00 Undersound (replica).
MIGRANTI - La Commissione ha proposto la prima lista dell’UE dei paesi di origine considerati sicuri. Si tratta di Bangladesh, India, Egitto, Tunisia, Marocco, Colombia e Kosovo. La lista è stata redatta nel quadro di un emendamento al regolamento sulla procedura di asilo previsto dal Patto sulla migrazione, che dovrebbe entrare in vigore nel 2026.
La decisione avviene in un periodo nel quale, in termini assoluti, gli arrivi verso l’Unione sono diminuiti: lo ha comunicato l’agenzia europea Frontex, facendo riferimento ai dati del 2024. Sono però aumentati i morti in viaggio e i prigionieri nei campi ai confini europei, in primis quelli libici.
“La bandiera dell’Unione sventola a destra” titola questa mattina l’editoriale di Andrea Fabozzi sul quotidiano Il Manifesto. Talmente a destra che si rischia la cancellazione di fatto dei diritti costituzionali, della convenzione di Ginevra sui rifugiati e la carta dei diritti fondamentali dell’Unione.
Inoltre in seguito alla telefonata di martedì 15 aprile tra Ursula Von Der Leyen e Giorgia Meloni, servito un assist da parte della Commissione Europea sul progetto italiano dei CPR in Albania. Ora la Commissione chiede di anticipare l’applicazione delle nuove norme di procedura accelerata sulla richiesta di asilo, aprendo di fatto alla possibilità di deportare all’estero le persone che richiedono protezione.
Intanto nel CPR italiano su suolo albanese di Gjadër, ci sono state le prime proteste: in particolare sono stati danneggiati i vetri del lager di Stato da parte dei 40 migranti raccattati da diversi CPR italiani e deportati, senza alcun preavviso, in Albania.
Sulle frequenze di Radio Onda d’Urto, il commento di Ibrahima Lo, attivista di Mediterranea Saving Humans e autore dei libri autobiografici “La mia voce. Dalle rive dell’Africa alle strade d’Europa” e “Pane e acqua. Dal Senegal all’Italia passando per la Libia”
MEDIORIENTE - Sono una cinquantina i palestinesi uccisi e un centinaio quelli feriti in 24 ore dai raid israeliani con il solito, macabro, corredo di devastazione.
Prese di mira Gaza city, Nuseirat, Khan Yunis - qui l’ennesima strage, 26 morti e 23 feriti nei raid sulle tende delle famiglie sfollate di Al-Mawasi – e poi, più a nord, Jabalya: qui 9 morti nel raid su una scuola Unrwa che ospita sfollati, quella di Ayoubiya. Dal 7 ottobre 2023, il genocidio criminale di Tel Aviv ha fatto 51.065 morti ufficiali e quasi 117mila feriti.
Ci sono poi i prigionieri palestinesi, un numero spropositato: 10mila solo tra Cisgiordania e Gerusalemme, mentre non esistono numeri precisi sulle persone rapite a Gaza. A denunciarlo oggi l’ong di legali palestinesi Addameer in questo 17 aprile, Giornata del prigioniero palestinese. Su Radio Onda d’Urto abbiamo tradotto e trasmesso l’appello di oggi lanciato da Addameer. Potete ascoltarlo qui.
Secondo l’Onu, intanto, sono 500.000 persone sono state "nuovamente sfollate" a Gaza da quando Israele ha rotto unilateralmente la tregua il 18 marzo. Da un mese e mezzo non entra un aiuto: da qui l’appello di realtà impegnate a Gaza. “Lasciateci fare il nostro lavoro di fronte a uno dei peggiori fallimenti umanitari della storia” scrivono tra gli altri Medici del Mondo, Oxfam, Consiglio norvegese per i rifugiati, mentre su un nuovo cessate il fuoco, l'inviato Usa Boehler chiude ogni seppur flebile speranza, sostenendo che “questo sarà possibile solo una volta liberati tutti i prigionieri israeliani nella Striscia”.
Da Gaza alla Cisgiordania occupata. Raid a Nablus. Tubas, Jenin, dov’è stato catturato un giovane palestinese. Presa poi d’assalto Beit Ummar, a nord di Hebron, così come As-Samu, a sud. Scontri a fuoco infine tra resistenza palestinesa e forze di sicurezza dell'Anp nel campo profughi di Am'ari, ad el-Bireh.
Di tutto questo, ha parlato sulle nostre frequenze la caporedattrice di Pagine Esteri, Eliana Riva. Di seguito un estratto della sua intervista incentrata sulla situazione in Cisgiordania.
Non solo Palestina. L’esercito israeliano bombarda anche il sud del Libano, uccidendo almeno un civile in quelli che Tel Aviv definisce, senza fornire prove, raid contro “siti infrastrutturali di Hamas”. Sempre nel paese dei cedri, l’esercito di Beirut ha arrestato diversi cittadini palestinesi e libanesi con l’accusa di essere legati ad Hamas e alla Fratellanza musulmana. Secondo l’accusa avrebbero lanciato missili dal territorio libanese verso Israele, che nel contempo allarga l’invasione via terra del sud-ovest della Siria. Incursioni di fanteria si segnalano attorno a Qunaytra in direzione della valle del fiume Yarmuk.
Tace, impotente, l’autoproclamato governo ad interim di Al Jolani, o Al Shaara, che afferma di aver sventato un tentato colpo di stato. Lo ha detto il ministro degli Interni Anas Khattab senza fornire dettagli. Di certo c’è che nonostante la narrazione del governo di Hts, la Siria è tutt’altro che pacificata.
Infine l’Iran. Israele ha pianificato di colpire i siti nucleari iraniani a maggio, ma Netanyahu è stato fermato da Trump, che preferisce – per ora - negoziare un accordo con Teheran per limitare il programma nucleare: lo rivela il New York Times. Per evitare la guerra, domani a Roma nuovo round negoziale Washington-Teheran. Al centro il tema del nucleare e dell’arricchimento dell’uranio.
AMBIENTE - Il Questore dell’Aquila aveva emanato un decreto con cui vietava l’azione di disobbedienza civile nonviolenta annunciata dal Coordinamento per il clima fuori dal fossile di Sulmona. Ma gli attivisti, che da oltre 17 anni portano avanti la lotta contro l’inutile e dannosa centrale di compressione della Snam, hanno deciso di infrangere il divieto e di attuare ugualmente il presidio pacifico davanti all’ingresso del cantiere Snam. Per questo la Polizia, presente in forze sul luogo, ha preso le generalità dei manifestanti che saranno tutti denunciati.
Il Questore aveva imposto che l’iniziativa si sarebbe dovuta svolgere lontano dall’entrata del cantiere al fine di “non intralciare il traffico dei mezzi di cantiere” e “non arrecare disturbo ai lavoratori”. Nel decreto si specificava che, qualora il divieto non fosse stato rispettato, i trasgressori sarebbero incorsi in responsabilità penali in base all’art. I8 delle Leggi di Polizia del 1931 che, nel caso specifico prevedono l’arresto fino ad un anno.
“Siamo pienamente consapevoli della responsabilità che ci assumiamo – hanno dichiarato gli attivisti No Snam – e siamo pronti a risponderne di fronte alla legge, una legge che peraltro risale al ventennio fascista e che la Repubblica democratica nata dalla Resistenza in 80 anni non è stata ancora capace di abolire. Ma proprio perché crediamo nello Stato di diritto riteniamo che nessuno può considerarsi al di sopra della legge. Neppure la Snam”. Gli attivisti hanno sottolineato che la protesta nonviolenta attuata oggi davanti all’ingresso del cantiere della centrale ha lo scopo di mettere in evidenza le illegalità compiute dalla multinazionale del gas.
Intanto nei confronti di un attivista di Teramo attivo nei comitati No Snam un giudice non ha accettato l’affidamento al lavoro per una condanna diventata definitiva che dovrà scontare per il corteo No Snam che si era tenuto a Sulmona qualche anno fa. Il giudice ha motivato le restrizioni per le “frequentazioni” e “l’attività politica e sociale” dell’attivista, come ha raccontato lui stesso ai nostri microfoni. Qui la sua intervista completa.
Oggi, sulle nostre frequenze, in tema ambientale anche:
Il punto sulla situazione, e sull’ondata di maltempo di queste ultime ore, con Luciano Masciocco, già docente di Geologia ambientale presso l’Università di Torino e geologo parte del Consiglio direttivo della Società Italiana di Geologia Ambientale
Resistenza: un mese di trasmissioni speciali
Il 25 aprile 2025 sarà l’ottantesimo anniversario della Liberazione d’Italia dall’occupazione nazista e dalla dittatura fascista. Radio Onda d’Urto dedica a questa data la programmazione del suo palinsesto, mandando in onda ogni giorno due trasmissioni speciali (qui tutte le puntate).
Le trasmissioni di gioved'ì 17 aprile:
Mattina: l’omaggio alla figura del partigiano Luigi Guitti, meglio noto come Tito Tobegia, Comandante della 122esima Brigata Garibaldi dal marzo del 1945 a Brescia. Lo faremo proponendovi la registrazione di parti della relazione sul comandante Tito del ricercatore della Resistenza bresciana Isaia Mensi, proposta all’interno della rassegna “Carmine Resistente” lo scorso 10 aprile a Brescia.
Pomeriggio: una piccola inchiesta sulla memoria della Resistenza realizzata con interviste raccolte fuori dalle scuole tra studenti e studentesse bresciane che saranno commentate dallo storico Marco Revelli.
Pochi minuti, ogni giorno, per ripercorrere la storia (la “nostra” storia). Un evento storico, una mobilitazione politica, una rivolta, una lotta, tornando indietro nel tempo per conoscere la storia dei movimenti operai, di classe e rivoluzionari.
17 aprile 1975 - Omicidio a Torino di Tonino Micciché di Lotta Continua