Morte di Ramy, chiuse le indagini: confermato l'omicidio stradale per un carabiniere
Altri militari indagati per depistaggio | Palestina: dall'inchiesta di Altreconomia alla campagna internazionale per la liberazione di Barghouti | Taranto e Genova: prosegue la lotta di operai ex Ilva
Buonasera,
Qui è FuoriOnda, la newsletter quotidiana nei giorni feriali di Radio Onda d’Urto.
A cura della redazione informativa, viene pubblicata non appena chiudiamo la porta della Radio alle ore 20. Come tutte le email, tu la puoi leggere quando vuoi!
Qui tutti i modi in cui potete ascoltare Radio Onda d’Urto in diretta!
Prima di iniziare la newsletter di questa sera vogliamo annunciarvi un appuntamento importante per dicembre 2025:
40 anni di Radio Onda d’Urto
MILANO - La Procura di Milano ha chiuso le indagini, per la seconda volta, in vista della richiesta di processo per omicidio stradale a carico del carabiniere alla guida dell’ultima macchina inseguitrice che provocò la morte di Ramy Elgaml, in sella al TMax, dopo un inseguimento durato 8 km nel quartiere Corvetto di Milano.
È quanto emerge dal nuovo avviso di conclusione delle indagini, notificato oggi, sulla morte del 19enne avvenuta il 24 novembre 2024. I Pm chiedono il processo per omicidio stradale anche per Fares Bouzidi, che guidava lo scooter.
Pochi giorni fa, lunedì 24 novembre, nel quartiere Corvetto di Milano si è ricordato Ramy a un anno dal suo omicidio. Amici di Ramy e Fares e numerose realtà sociali e di movimento meneghine dalle ore 18 si sono mossi in corteo, con una fiaccolata; alle ore 20 apposta una targa per Ramy e, a seguire, in piazza Gabrio Rosa, musica e parole, dietro lo slogan “Ramy vive nel cuore di chi resta”.
Nel nuovo atto complessivo di conclusione dell’inchiesta figurano anche gli altri sei militari indagati con accuse, a vario titolo, di favoreggiamento e depistaggio per la cancellazione di video e file di testimoni, di false informazioni ai pm e di falso ideologico sul verbale d’arresto per resistenza di Bouzidi. Imputazione quest’ultima che riguarda, tra gli altri, anche il carabiniere che guidava che, inoltre, è accusato anche di lesioni nei confronti di Bouzidi per l’incidente.
Il commento di Rajaa, del centro sociale Lambretta:
PALESTINA - Il genocidio e l’occupazione coloniale per mano israeliana prosegue nella Striscia di Gaza. In meno di due mesi, Tel Aviv ha violato la tregua almeno 591 volte, con 360 morti e mille feriti, mentre dal 7 ottobre 2023 superati oggi formalmente i 70mila morti; sono 70.117, anche a seguito del ritrovamento di decine di cadaveri in raid precedenti sotto le macerie, dove ci sono ancora migliaia di dispersi e 2 prigionieri israeliani.
Cisgiordania occupata: continuano i raid di militari e coloni israeliani in West Bank tra Nablus e Jenin dove elicotteri militari hanno mitragliato il campo profughi di Qabatya, impedendo ai giornalisti di recarsi sul posto per capire se vi siano vittime. E ancora: Qalqilya, Hebron, Tubas, Gerusalemme e la Valle del Giordano; qui Tel Aviv sta iniziando a realizzare l’ennesimo muro, per separare i villaggi palestinesi dalle loro terre, con l’obiettivo esplicito di consegnarli ai coloni fascisti, supporto fondamentale per il governo Netanyahu.
Intanto continua - e si allarga - la campagna internazionale “Free Marwan”, per la liberazione di tutti i prigionieri politici palestinesi e in particolare di Marwan Barghouti, popolarissimo leader palestinese, sepolto dal 2002 nelle galere israeliane.
Un appello ad hoc è stato lanciato oggi a livello globale da oltre 200 tra intellettuali e personalità artistiche. In Italia è attiva invece dal 29 novembre 2025 la Campagna nazionale Free Marwan.
Di riarmo e coinvolgimento italiano nel genocidio del popolo palestinese parla il dossier di Altreconomia che spiega come il transito delle armi verso Israele possa continuare nei porti italiani, nonostante le leggi che lo impedirebbero a cominciare dalla legge 185 del 1990.
EX ILVA - Mentre il ministro Urso dovrà rispondere in Parlamento a diverse interrogazioni, sia su Iveco che Ilva, nelle strade prosegue la lotta degli operai dell’ex-Ilva contro la dismissione ipotizzata dal Governo per marzo.
Ieri, 2 dicembre 2025, a Genova i lavoratori di Ilva, – insieme a delegazioni solidali di Ansaldo, Fincantieri e Leonardo – hanno occupato aeroporto e autostrada. Oggi prosegue il presidio permanente, con assemblee e blocchi. Domani, 4 dicembre, sciopero di tutto il comparto metalmeccanico del territorio in solidarietà agli operai dell’ex-Ilva.
A Taranto, da ieri, è sciopero a oltranza. Lavoratori e delegati sindacali – confederali e di Usb – hanno continuato con i presidi dentro e fuori lo stabilimento, oltre che lungo l’attigua statale 100, la Taranto-Bari, con traffico interrotto e deviato. Stamattina, 3 dicembre, bloccata pure la statale 106 e nell’area imprese del siderurgico, dopo che l’azienda dell’appalto Semat Sud ha annunciato la chiusura e 220 licenziamenti. Il Consiglio di fabbrica, insieme ai lavoratori, ha annunciato l’intensificazione delle iniziative di lotta fino alla convocazione di un tavolo unico a Palazzo Chigi per nord e sud e al ritiro del piano Urso.
Su Radio Onda d’Urto puoi anche ascoltare:
Torino: in Val di Susa nasce un nuovo presidio No Tav, mentre al Lingotto Extinction Rebellion ha bloccato gli accessi alla decima edizione dell’Aerospace and Defence Meeting
A chiudere, l’appuntamento con Storia di Classe:
Pochi minuti, ogni giorno, per ripercorrere la storia (la “nostra” storia). Un evento storico, una mobilitazione politica, una rivolta, una lotta, tornando indietro nel tempo per conoscere la storia dei movimenti operai, di classe e rivoluzionari.
3 dicembre 1979 - La Notte Dei Fuochi:








