Operai dell'ex Ilva ancora in sciopero, bloccata di nuovo l'autostrada
Torino, riflessioni attorno all'attacco a "La Stampa" | Brescia, mobilitazione contro il corteo per la "Remigrazione" | Messico, non c'è gioco pulito in vista dei mondiali
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EX ILVA - Resta altissima la mobilitazione per il comparto dell’ex Ilva, a cui si sono aggiunte le tute blu di Ansaldo e Fincantieri, con presidi, scioperi e cortei in piazza dal nord al sud.
A Genova un corteo di due mila persone ha occupato l’aeroporto Cristoforo Colombo, bloccandolo anche con una ruspa davanti all’ingresso delle partenze. Si tratta edel secondo giorno consecutivo: ieri era stato bloccato il Ponente cittadino. Dall’aeroporto gli operai sono andati poi in autostrada, che è rimasta bloccata per diverse ore con code chilometriche nei pressi dello svincolo tra la A10 e la A7. Bloccato per la prima volta anche il Ponte San Giorgio, l’ex Ponte Morandi.
La mobilitazione non è solo in Liguria, anzi. Fiom, Fim, Uilm e Usb hanno proclamato lo sciopero a oltranza, a partire dalle ore 12 di oggi, “fino a nuova comunicazione”. Lo stop è finalizzato a richiedere un incontro per un unico tavolo a Palazzo Chigi, con l’obiettivo di ottenere il ritiro del piano e di avviare un confronto serio e costruttivo su diritti, sicurezza e futuro dei lavoratori. Nella pagina sul sito di Radio Onda d’Urto i collegamenti da Genova e da Taranto.
PALESTINA - Non si fermano le uccisioni israeliane nei confronti dei palestinesi. Tre sono i palestinesi uccisi nella striscia di Gaza: un fotoreporter è stato colpito a est del campo profughi di Al-Bureij, nell’area sotto il controllo israeliano nel centro della Striscia. Un altro palestinese è stato ucciso da un attacco di droni israeliani a Khan Yunis, e un terzo nel quartiere di Zeitoun, a sudest di Gaza City.
Dal cessate il fuoco ufficiale del 10 ottobre scorso, le violazioni da parte di Israele sono state più di 500 con il bilancio di almeno 356 palestinesi uccisi, per un totale dal 7 ottobre 2023 superiore alle 70mila. Lo stesso Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha chiarito la sua posizione, affermando che la guerra “non è finita”. Non solo Israele ha continuato ad attaccare: non ha consentito l’ingresso degli aiuti previsti, ha distrutto più di 1.500 edifici e si è esteso ulteriormente a Gaza, isolando le persone dalle loro case.
In Cisgiordania occupata invece l’ondata di attacchi dell’esercito in corso da venerdì non si ferma. Nel mirino Tubas, Nablus, Jenin, Hebron, dove oggi i soldati hanno ammazzato un 17enne. Un altro giovane, un 18enne, ucciso vicino Ramallah; qui feriti a coltellate anche 2 soldati di Israele, che ha replicato chiudendo tutte le strade che da nord portano a Ramallah, teorica capitale dell’Anp. In mezzo, decine di rapimenti, torture, case demolite
Attacchi continui, botte e terra rubata anche da parte dei coloni, soprattutto nella valle del Giordano. Oggi strade chiuse con massi dai coloni, che nel fine settimana avevano pestato pure attiviste-i di Faz3a, 3 con nazionalità italiana e 1 di nazionalità canadese. Dopo le cure in ospedale, sono tornati nel villaggio palestinese che difendono, con la propria presenza, e dove erano stati aggrediti.
L’intervista con il giornalista Giacomo Cioni della redazione di Unimondo – Atlante delle guerre. Ascolta o scarica
TORINO - Nella giornata di apertura dell’Aerospace and defence meetings, il mercato dell’industria bellica aerospaziale che si svolge ogni due anni a Torino, c’erano anche gli antimilitaristi, decisi a mettersi di traverso contro la guerra e chi la arma. Armati di striscioni e cartelli, dalle 11,30 hanno bloccato la strada davanti al cancello del centro congressi, impedendo alle auto di arrivare: i partecipanti sono stati obbligati ad entrare all’Oval a piedi, alla spicciolata, da un passaggio interno al Lingotto. Dopo due ore di blocco, sono andati in corteo verso via Nizza dove, di fronte all’ingresso dell’area del Politecnico ne hanno denunciato la complicità con l’industria bellica nell’ambito del mega progetto di Città dell’aerospazio.
Il racconto di Maria Matteo dell’ Assemblea Antimilitarista Ascolta o scarica
Il centro sociale Askatasuna di Torino è tornato al centro del dibattito politico nazionale dopo l’azione alla redazione de La Stampa del 28 novembre durante la manifestazione nel giorno dello sciopero generale indetto dal sindacalismo di base contro la finanziaria di guerra e il genocidio in Palestina. Diverse centinaia di giovani sono usciti dallo spezzone di Torino per Gaza e hanno fatto irruzione nella sede del giornale. Bilancio, due scritte sui muri, letame lasciato davanti alla sede, qualche foglio di carta buttato per terra. Abbiamo raccolto i pareri di Giorgio Cremaschi Pap e garante Askatasuna, Cibele della redazione Radio Blackout di Torino, Alice Ravinale Consigliera Regionale Capogruppo AVS Piemonte e Angelo D’Orsi Storico della Resistenza gia docente all’UniTo per 45 anni
I fascisti del cosiddetto Comitato “Remigrazione e riconquista” (tra questi Casa Pound, la Rete dei patrioti e Brescia ai bresciani) hanno annunciato un corteo – con appunto la parola d’ordine “Remigrazione” – per sabato 13 dicembre 2025 a Brescia. L’intenzione di organizzare una manifestazione apertamente razzista, contro le persone migranti e le persone con background migratorio, a Brescia, era stata annunciata dai fascisti durante la cosiddetta “conferenza fondativa” del Comitato xenofobo lo scorso 15 novembre.
L’Assemblea Permanente Antifascista di Brescia ha organizzato per martedì 2 dicembre 2025 un’assemblea pubblica (appuntamento alle ore 20 alla Casa della Sinistra di via Eritrea 20/E) “per decidere le iniziative da promuovere per contrastare il nuovo raduno nazifascista”. “La gravità del nuovo attacco – afferma l’Assemblea antifascista – è tale da richiedere una mobilitazione all’altezza”.
Su Radio Onda d’Urto puoi anche ascoltare:
UE: Sospetti di frode al Collegio d’Europa, fermata la rettrice Federica Mogherini. Ne abbiamo parlato con Federico Baccini, corrispondente dalla capitale belga per l’Osservatorio Balcani e Caucaso.
La puntata di Latinoamerica:
Messico: si avvicinano i Mondiali di calcio 2026 – in coabitazione con Usa e Canada – e a Città del Messico alza i giri del motore la lotta popolare contro gentrificazione e sfruttamento delle (poche) risorse idriche da parte del “grande evento” targato Fifa – Trump e dei suoi sponsor, Coca Cola in testa. Ne parliamo con Andrea Cegna, de “Il Finestrino” e nostro collaboratore;
Honduras: “pareggio tecnico” e risultati posticipati di un mese per le elezioni presidenziali del 30 novembre come ci racconta da Tegucigalpa il giornalista Giorgio Trucchi, corrispondente dell’agenzia di stampa centroamericana Rel – Uita e collaboratore di Pagine Esteri.
Una vittima su tre, di e sul lavoro, è over 60. Carlo Soricelli dell’Osservatorio di Bologna morti sul lavoro. Ascolta
La Provincia di Brescia boccia un nuovo impianto di rifiuti a Offlaga
L’aggiornamento sulle alluvioni tra Indonesia e Sri Lanka
Affari record per i signori della guerra
A chiudere, l’appuntamento con Storia di Classe:
Pochi minuti, ogni giorno, per ripercorrere la storia (la “nostra” storia). Un evento storico, una mobilitazione politica, una rivolta, una lotta, tornando indietro nel tempo per conoscere la storia dei movimenti operai, di classe e rivoluzionari.
2 Dicembre 1968 La Rivolta di Avola e l’eccidio poliziesco dei braccianti









