Palestina: gli Usa trattano direttamente con Hamas
Ucraina: la Von der Leyen conferma gli 800 miliardi per l'industria bellica | Lavoro: morti e feriti da Nord a Sud | Ustica: verso l'archiviazione l'ultima indagine | 8 marzo: in Radio pagina ad hoc
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Le trasmissioni, intanto, proseguono sulle nostre frequenze: si parte alle 20 con Se non li conoscete a cura di Osservatorio democratico sulle nuove destre - Azione antifa di Brescia; alle 21 Tracce; alle 23 Rusty Cage; infine, all’1 di notte, la replica di Navdanya.
Qui tutti i modi in cui potete ascoltare in diretta Radio Onda d’Urto!
UCRAINA - Continua il balletto di dichiarazioni sull’Ucraina di Trump, che da un lato si dice “pronto a discutere con Kiev di un piano di pace”, mentre dall’altro reclama le terre rare ucraine, sospendendo la collaborazione militare con Zelensky.
Intanto domani, giovedì, vertice straordinario Ue con la proposta Von der Leyen: una valanga di miliardi all’industria bellica, a discapito delle spese sociali. “Gli 800 miliardi del piano non vanno alle forze armate europee, vanno all’industria degli armamenti; l’Europa non ha una forza armata europea” specifica a Radio Onda d’Urto Maurizio Simoncelli, vicepresidente dell’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo, che aggiunge: “da dove arrivano questi soldi? Se si tagliano le spese sociali, ambientali, si trovano così. Avremo quindi un taglio netto dello stato sociale, della cultura, dell’assistenza, non è che si possono inventare i soldi, parlano addirittura di indebitarsi per avere 800 miliardi, ma da qualche parte andranno presi“
Collegata alla vicenda ucraina c’è la manifestazione del 15 marzo, lanciata da Repubblica. Alla “piazza per l’Europa” non aderirà il Movimento 5 Stelle, che rilancia un’altra piazza, il 5 aprile, e nemmeno Rifondazione Comunista, che chiede di scendere in piazza il 15 marzo “ma in un’altra convocazione, fortemente nowar e pacifista” come detto a Radio Onda d’Urto dal segretario, Maurizio Acerbo, qui.
PALESTINA - Nulla di fatto, al momento, nei negoziati in corso in Egitto per la fase 2 della tregua a Gaza, con la fase 1 già terminata sabato 1 marzo, mentre sale ancora il numero dei morti; dal 7 ottobre il bilancio ufficiale è di 48.440 vittime, con in 24 ore 4 nuovi morti, 30 corpi recuperati sotto le macerie e 1 persona deceduta a seguito delle ferite riportate nelle scorse settimane. Sempre nella Striscia, per ora, sul terreno Israele ha bloccato l’ingresso di tutti aiuti, dal cibo all’acqua fino all’elettricità, mentre accusa uno dei Paesi mediatori – il Qatar – di aiutare...Hamas, ricevendo una sdegnata risposta da Doha. Lo schema di Netanyahu è sempre lo stesso: provocare, creare caos per imporre sul terreno la brutalità militare. Una politica di cui sembrano essersi accorti persino a Washington, visto che gli Usa stanno trattando direttamente con Hamas sul rilascio dei prigionieri israeliani con passaporto americano ancora a Gaza e pure su un accordo più ampio verso la fase 2. Le trattative, tenute dall'inviato Usa, Adam Boehler, sono senza precedenti: gli Stati Uniti infatti non si sono mai impegnati direttamente con Hamas, designata come “organizzazione terroristica” fin dal 1997.
Alla finestra i Paesi arabi, che in Egitto hanno annunciato il loro piano di ricostruzione della Striscia, alternativo a quello di Trump, con la deportazione della popolazione in Egitto e in Giordania. L’idea spinta da Al Sisi prevede 53miliardi di dollari in 5 anni per la ricostruzione, escludendo Hamas dalla gestione dei fondi ma aprendo ad "un comitato amministrativo composto da esperti palestinesi indipendenti” incaricato di gestire la Striscia per sei mesi "in vista del ritorno di un’Autorità Palestinese (quale, non è specificato) a Gaza". Hamas avrebbe accolto con favore la proposta e anche gli USA. Silenzio formale invece di Israele, che si limita a contestare “la mancata condanna del 7 ottobre” da parte dei Paesi arabi.
Su Radio Onda d’Urto Michele Giorgio, direttore di Pagine Esteri, corrispondente da Gerusalemme per Il Manifesto e nostro collaboratore, oltre a Khaled Al Qaisi dell’UDAP, Unione Democratico Arabo Palestinese. Ascolta qui.
Intanto Israele prosegue, impunito, l’aggressione in Cisgiordania. Raid ormai da 44 giorni a Jenin, Hebron, Tulkarem (quasi razziata anche la sede di Fatah, partito che controlla l’Anp); 4 palestinesi feriti all'alba quando le forze di occupazione israeliane hanno sparato contro un veicolo nella città di Ramallah. Numerose le persone fatte prigioniere; nonostante i circa 2mila rilasci nell’ambito dell’accordo di scambio con Gaza, a oggi sono quasi 10mila i palestinesi dentro le galere dell’occupante, secondo la Società palestinesi dei prigionieri. Tra questi, in 110 sono rinchiusi nel lager di Ofer, in condizioni definite terrificanti dal rapporto diffuso oggi dalla Commissione palestinese per gli affari dei detenuti e degli ex detenuti.
La traduzione, in italiano di un passaggio del rapporto sulla prigione di Ofer:
8 MARZO - Si avvicina l’8 marzo, Giornata internazionale dei diritti delle donne; anche in Italia moltissime le piazze mobilitate. A Brescia prevista una lunga giornata di mobilitazione, dal mattino fino al tardo pomeriggio (qui il programma).
Radio Onda d’Urto ha aperto oggi una pagina ad hoc verso (e oltre) l’8 marzo, a partire dallo slogan scelto da Non Una Di Meno: “Lotto, boicotto, sciopero”, per presentare e poi seguire alcune delle mobilitazioni previste in particolare nel nostro Paese: ascolta le prime voci raccolte cliccando qui.
LAVORO - Un 55enne muratore è morto in un cantiere edile ad Arezzo: sstava scaricando materiale da una gru quando il mezzo si è ribaltato, travolgendolo. In Lombardia invece è grave il ragazzo di soli 20 anni che a Oggiono (Lecco) è caduto da 9 metri d’altezza, mentre si trovata sul tetto di uno stabilimento elettromeccanico.
Al porto di Genova invece, ben gli 2 infortuni solo stamattina. Nei cantieri navali della Amico & co, un operaio è caduto da un ponteggio. L'uomo, 45 anni, è precipitato da una altezza di 4 metri ed è ricoverato in condizioni molto gravi. Meno grave, ma in ospedale con diversi traumi e fratture, anche il 50enne investito da un camion in via dei Rallisti, nel terminal Vte. Josè Nivoi, compagno del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali, dallo scalo di Genova: l’intervista la trovi qui.
Ancora lavoro con i metalmeccanici. Otto ore di sciopero nazionale il 28 marzo, con manifestazioni provinciali e regionali. Così Fim, Fiom e Uilm per chiedere la ripresa della trattativa con Federmeccanica e Assistal per il rinnovo del contratto collettivo nazionale, un tavolo fermo da novembre e che riguarda 1,5 milioni di lavoratori-trici.
Ancora lavoro. Al Senato invece approvato il decreto “Continuità produttiva e occupazionale degli impianti dell'ex Ilva”. Il provvedimento va ora alla Camera. Il provvedimento alza fino a 400 milioni il tetto di risorse per assicurare la continuità aziendale, soldi che verranno tolti dal fondo….per le bonifiche ambientali.
USTICA - E’ destinata – come prevedibile, visti i 45 anni di depistaggi di ogni genere – a restare senza colpevoli, almeno dal punto di vista giudiziario, la strage di Ustica. La procura di Roma ha chiesto al gip l’archiviazione anche dell’ultima inchiesta sul Dc-9 Itavia, il Bologna – Palermo, che il 27 giugno 1980 precipitò nel mar Tirreno, provocando 81 morti. Si tratta, in particolare, del fascicolo aperto nel 2008 dopo alcune dichiarazioni dell’ex presidente Cossiga, che affermò di sapere che quella notte “un aereo militare francese si mise sotto il Dc9 e lanciò un missile”, nell’ambito di una battaglia aerea che coinvolse anche veivoli Usa e della Libia di Gheddafi; i resti di un Mig di Tripoli, qualche giorno dopo, saranno ritrovati sui monti calabresi della Sila.
La parola passa ora all’ufficio del Gip a cui sono state trasmesse nel 2024 le conclusioni della Procura guidata da Francesco Lo Voi, che ribadiva come “lo scenario resta comunque quello della battaglia aerea“, escludendo invece la “pista della bomba esplosa a bordo”, il primo dei depistaggi, legati a Nato, Governo italiano, Aeronautica militare e pure neofascisti. Non a caso, nel pomeriggio seguente alla redazione romana del Corriere della Sera arrivò una telefonata con cui un sedicente esponente dei Nuclei armati rivoluzionari, organizzazioni terrorista neofascista, sosteneva che sull’aereo c’era uno di loro, con un ordigno…esploso per sbaglio, poco più di un mese prima dell’ordigno – vero – che gli stessi Nar posizioneranno alla stazione di Bologna.
La bomba sul Dc9 in realtà non c’è mai stata, come sarà dimostrato fin dagli anni Novanta, con il recupero a quasi 4mila metri di profondità dei resti del DC9; molti oblò erano infatti ancora intatti, al pari della toilette posteriore dell’aereo, dove sarebbe stato posizionato – teoricamente – l’ordigno.
Radio Onda d’Urto ha intervistato la stessa presidente dell’Associazione dei parenti delle vittime della strage di Ustica, Daria Bonfietti, per una panoramica più completa attorno alla strage di Ustica. Ascoltala qui.
Su Radio Onda d’Urto trovi anche:
A chiudere, l’appuntamento con Storia di Classe:
Pochi minuti, ogni giorno, per ripercorrere la storia (la “nostra” storia). Un evento storico, una mobilitazione politica, una rivolta, una lotta, tornando indietro nel tempo per conoscere la storia dei movimenti operai, di classe e rivoluzionari.
5 marzo 1943: scioperi antifascisti alla Fiat di Mirafiori (Torino).
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