Udine: in migliaia contro la "partita della vergogna" Italia-Israele
In Belgio è sciopero generale contro le riforme del governo | È morto Franco Castrezzati, sindacalista della Fim – Cisl di Brescia | Ponte Morandi: chiesti 18 anni e 6 mesi per Castellucci
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UDINE - Si è svolta oggi “la partita della vergogna”, quella di calcio tra la nostra squadra azzurra e Israele. Appuntamento a Udine, città militarizzata da giorni, con tanto di cecchini sui tetti e lo stadio Friuli avvolto in una bolla fatta di droni, uomini armati, sorveglianza totale, filtri e sbarramenti. Dentro lo stadio - che può contenere 41mila spettatori - 9.200 persone, tra biglietti venduti e gli omaggio in mano alla Figc; tra loro anche circa 150 tifosi ospiti.
Contro la partita e per il boicottaggio, anche sportivo, di Israele, un corteo composto da migliaia di persone che, partito alle 17,30 da Piazza della Repubblica, sta ancora sfilando per le strade di Udine mentre scriviamo queste righe: diversi i “cartellini rossi”, come quello in mano a una maxi-statua mobile rappresentante la giustizia, da consegnare simbolicamente alla squadra israeliana. Di seguito, una delle ultime corrispondenze di Giacomo della redazione, in collegamento dalla manifestazione “Tifiamo ancora Palestina”, che abbiamo seguito in diretta.
È stato un partecipato pomeriggio di mobilitazione, insomma, lanciato lo scorso luglio dal Comitato per la Palestina Udine, Comunità Palestinese FVG e Veneto, Salaam Ragazzi dell’Olivo, BDS Italia e Calcio e Rivoluzione e raccolto da 358 realtà italiane che hanno aderito all’appello per il boicottaggio di questa partita, come racconta qui Davide, del Comitato per la Palestina di Udine, a poche ore dall’inizio della manifestazione.
Qui la presentazione completa di “Tifiamo ancora Palestina”
Decine anche le piazze mobilitate in solidarietà con la manifestazione friulana, tra partite di calcio popolare in piazza e presidi sotto lo slogan “show the Israel red card”. Iniziative a Milano e Torino. A Genova presidio sotto la sede Rai. Proteste di piazza in corso anche nelle Marche, ad Ancona e Ascoli Piceno. Corteo in Molise, a Campobasso.
BELGIO - Oggi è sciopero generale in Belgio. Blocchi e proteste si sono registrati fin dalle prime ore del mattino, con un’adesione e partecipazione altissima, aumentata ulteriormente nel corso del primo pomeriggio in concomitanza della manifestazione nazionale a Bruxelles.
Organizzata dalle sigle sindacali di tutti i principali settori economici del Paese, la mobilitazione punta il dito contro le riforme del governo federale guidato da Bart De Wever, in particolare quella delle pensioni, oltre alle modifiche peggiorative al lavoro notturno e alle misure di contenimento dei costi pubblici.
“Uno sciopero sindacale in piena regola – conferma ai nostri microfoni Germano Mascitelli, compagno del Parti du Travail de Belgique (Partito del Lavoro del Belgio) in collegamento da Bruxelles – che ha visto lavoratrici e lavoratori incrociare le braccia contro le riforme messe in campo da uno delle coalizioni di governo più a destra di sempre.”
L’obiettivo è paralizzare il Paese per far pressione su quest’ultima, come già avvenuto a seguito dello sciopero dello scorso aprile. Chiusi per l’intero giorno i due aeroporti gli Bruxelles, bloccata in mattinata la tangenziale interna della Capitale, in cui si sono verificati anche scontri e momenti di tensione con le forze di polizia. Diverse le persone arrestate durante questa giornata di mobilitazione contro quella che i sindacati chiamano la “distruzione sociale portata avanti dall’Arizona”, nome con cui è stata ribattezzata la coalizione di governo, complici i colori dei partiti membri che richiamano quelli della bandiera dell’omonimo Stato degli USA.
Abbiamo tracciato i contorni di questa giornata di lotta con Germano Mascitelli, compagno del PTB – Parti du Travail de Belgique (Partito del Lavoro del Belgio) in collegamento da Bruxelles. Potete ascoltarlo qui. Di seguito un passaggio della sua analisi.
BRESCIA - È morto, a 99 anni, Franco Castrezzati, sindacalista della Fim – Cisl di Brescia. Si tratta di colui che il 28 maggio 1974 stava parlando sul palco di piazza della Loggia quando scoppiò la bomba fascista, di Stato e della Nato, che fece 8 morti e 102 feriti, tra cui il fratello dello stesso Castrezzati. Il suo discorso – 33 pagine – si interruppe a pagina 8, sulle parole “a Milano…”. Poi, l’ordigno.
Castrezzati era nato a Cellatica il 21 aprile 1926 da una famiglia di mezzadri. Antifascista, arrestato durante la Seconda Guerra Mondiale per alcuni volantini contro il regime trovatigli addosso, poi partigiano con le Fiamme Verdi in Valle Camonica, nel 1948 entra nell’allora Lcgil, occupandosi di mezzadri. Dopo la nascita della Cisl nel 1950 è prima operatore Fim e poi dell’Ufficio formazione. Da fine anni ’50 a fine anni ’70 è anche il segretario bresciano della Fim, la categoria metalmeccanica; dal 1965 al 1972 ebbe anche incarichi nella segreteria nazionale. Vicino all’area di Pierre Carniti e Luigi Macario, dopo la Strage sarà anche segretario generale dell’Unione sindacale provinciale di Brescia, tra il 1978 al 1981, quando si dimise a seguito della rottura con la componente più conservatrice del sindacato cislino stesso, come raccontato dallo stesso Castrezzati nel libro del 2006 “Autonomia e contratti. Storie di sindacalisti della Cisl in Lombardia”
Castrezzati, dopo la pensione, ha seguito a lungo attività solidali sull’asse Italia – Brasile, restando tuttavia sempre legato – pur con il passare degli anni – a doppio filo agli appuntamenti antifascisti per la Strage. Il 28 maggio 2024, per il 50esimo anniversario, Castrezzati (già in condizioni fisiche di fragilità), arrivò comunque in Piazza Loggia, fin sotto la Stele, nel luogo esatto in cui scoppiò la bomba.
Sulle nostre frequenze, la parte finale del discorso di Castrezzati, in piazza Loggia, nel 1974, fino alla bomba. Potete (ri)ascoltarlo qui. Di seguito un estratto dello stesso.
E ancora sulle nostre frequenze:
Ponte Morandi: chiesti 18 anni e 6 mesi per Castellucci. Potete trovare qui il commento alla sentenza di Franco Ravera, dell’Associazione “Quelli del Ponte Morandi”.
Toscana: Giani (PD) vince per distacco, ma crolla l’affluenza. A commentare i risultati del voto ai microfoni di Radio Onda d’Urto, Donatella della Porta, sociologa e professoressa di Scienza Politica alla Scuola Normale Superiore di Pisa, e Antonella Bundu, candidata di Toscana Rossa. Qui le loro voci.
WORKING CLASS HEROES | Le vertenze Sicpa di Verolanuova e della Cooperativa Il Melograno di Brescia. Per ascoltare la puntata, clicca qui.
A chiudere, l’appuntamento con Storia di Classe:
Pochi minuti, ogni giorno, per ripercorrere la storia (la “nostra” storia). Un evento storico, una mobilitazione politica, una rivolta, una lotta, tornando indietro nel tempo per conoscere la storia dei movimenti operai, di classe e rivoluzionari.
14 Ottobre 1962 - Inizia la crisi dei missili a Cuba
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