Ultras Brescia 1911 nel mirino repressivo del nuovo questore di Brescia
Continua il genocidio in Palestina, ma il mondo distoglie lo sguardo | Sesto giorno di guerra in Iran | Due giorni di sciopero e mobilitazione per Gaza, contro il riarmo e per salari equi e giusti
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REPRESSIONE - Un pacifico presidio sotto la Loggia, con cori e striscioni senza alcun tafferuglio, per esprimere una legittima posizione di dissenso verso la soluzione che si sta prospettando per la crisi del Brescia calcio, è stato trasformato dal nuovo questore Paolo Sartori in “atti di violenza non tollerabili che come tali verranno considerati e sanzionati.”
Ecco allora la sanzione, assolutamente spropositata e pesantissima: denuncia per manifestazione non autorizzata e minacce ma soprattutto foglio di via per 4 anni dalla città di Brescia per 3 persone considerate “i capi” del gruppo ultras Brescia 1911. I fatti sono avvenuti il 9 giugno scorso quando in municipio si svolgeva un incontro tra sindaca e i presidenti delle tre squadre bresciane di serie C, Feralpi Salò, Lumezzane e Ospitaletto. Il questore spiega che “i manifestanti si erano radunati sotto la Loggia al fine di condizionare ed intimorire i partecipanti alla riunione . La manifestazione illegale si è svolta anche con un corteo, anch’esso illegale, durante il quale sono stati esibiti striscioni ed esternati minacciosi cori di protesta istiganti alla violenza nei confronti dei vertici del calcio professionistico.»
Vediamo allora cosa c’era scritto su questi striscioni minacciosi: “Dignità ultras” e “Nessuna fusione”, con riferimento alla contrarietà del gruppo Brescia 1911 verso una soluzione pastrocchio che farebbe scomparire la storia di 114 anni del Brescia, tramite il trasferimento della Feralpi Salò in città. Quanto ai cori minacciosi: “perché il Brescia siamo noi“, non si capisce chi e in che modo voglia intimidire. La misura adottata dal questore è grave e liberticida: per quattro anni le tre persone colpite dal provvedimento non potranno frequentare la città di Brescia impedendo loro di coltivare relazioni amicali, di frequentare la vita associativa, aggregativa e culturale che ha il proprio centro nel capoluogo della provincia, calpestando diritti fondamentali come la libertà di movimento e la partecipazione alla vita sociale. Questo provvedimento, contro persone colpevoli semplicemente di aver espresso la propria idea, rappresenta un precedente gravissimo con cui il nuovo questore si presenta alla città e dimostra il modo con cui intende affrontare le proteste e le manifestazioni di critica o dissenso.
Sulla vicenda, abbiamo raccolto il commento di Umberto Gobbi dell’associazione Diritti per Tutti e di Maurizio “Muro” Murari co-conduttore di Onda ultras. Li trovate qui.
Oggi, sulle nostre frequenze, abbiamo anche tracciato il profilo del nuovo questore di Brescia con Lorenzo Vianini di Radio Tandem di Bolzano, la città dove era a capo della Questura e dove, nel 2024, gli avvisi orali sono schizzati da 14 a 147, gli ammonimenti da 38 a 79, i fogli di via da 45 a 183 e le espulsioni di migranti con deportazione alla frontiera da 2 a 14.
Qui l’intervista completa a Lorenzo Vianini
MEDIORIENTE - Partiamo con la Palestina e, nello specifico, dalla Striscia di Gaza dove, nelle ultime 24 ore, gli attacchi israeliani hanno provocato almeno 69 morti e 221 feriti. Colpiti, come accade ormai ogni giorno, i civili in coda mentre cercano qualcosa per non morire di fame fuori dai centri della GHF, la Fondazione fake di Tel Aviv e Washington con il solo scopo di deportare i palestinesi, chiuderli in qualche ghetto e costringerli a una fame perenne.
Il bilancio da ottobre 2023 è salito così a 55.706 vittime e 130.101 feriti, oltre 12mila dispersi e a oltre il 90% della popolazione – 2 milioni di persone – sfollata ripetutamente, sbalottata sotto il piombo da una tenda a un’altra, da un rifugio precario ai resti di una casa distrutta. Un genocidio vero e proprio, che sta subendo da una settimana un’ulteriore drammatica accelerazione, nel totale disinteresse del resto del Pianeta, i cui occhi sono puntata sul rischio catastrofe nucleare in Iran.
Se Gaza è drammaticamente uscita dai timidi riflettori mediatici, ancora peggio va in Cisgiordania, che nell’attenzione occidentale non c’è mai nemmeno entrata. Eppure pure qui Israele uccide, rapisce, distrugge, con il solito obiettivo: obbligare gli abitanti – 3 milioni di palestinesi – alla fuga, rubando così terre e infrastrutture. Lo stillicidio di attacchi mostra, in 24 ore, 2 mort, 2 feriti gravi decine di persone rapite e di case abbattute solo oggi, tra Hebron, Nablus, Jenin e Tulkarem.
Sulla tragica situazione a Gaza e in Cisgiordania, oggi sulle nostre frequenze abbiamo trasmesso le analisi di Shukri Hroub dell’UDAP - Unione democratica arabo-palestinese (che trovate qui), e di Michele Giorgio, corrispondente de Il Manifesto e di Pagine Esteri, di cui potete ascoltare di seguito un frammento.
Qui l’intervista completa a Michele Giorgio
Sempre in tema Palestina, oggi sulle nostre frequenze anche:
Stop Genocidio. Palestina Libera. Il presidio di solidarietà con il popolo palestinese in programma domenica 22 giugno a Pisogne.
Dalla Palestina all’Iran, dove continua l’aggressione israeliana.
Attacchi continui tra Teheran e Tel Aviv. I jet israeliani hanno colpito il reattore nucleare di Arak. In 6 giorni sono già 650 le vittime accertate, in larga parte civili. L’Idf non prende di mira solo obiettivi militari come racconta, ma di tutto, esattamente come in Palestina e come già in Libano, dove oggi altri raid israeliani hanno ucciso 3 persone nel sud.
Dall’altra parte i missili iraniani sono riusciti a bucare un'altra volta le difese israeliane nel centro e sud. 129 feriti, alcuni gravi; nel pomeriggio sirene nel nord d’Israele per un’altra decina di missili di Teheran, che intanto fa sapere di prendere prendere in considerazione la chiusura dello Stretto di Hormuz, uno degli snodi fondamentali del commercio globale, soprattutto petrolifero e logistico.
Netanyahu continua a minacciare di morte la guida suprema iraniana, Ali Khamenei. Sul sogno del regime change, basato sul modello siriano in vigore da dicembre, Netanyahu assume poi toni messianici che fanno rabbridivire, pur chiarendo bene quale sia la mentalità dell’estrema destra sionista e fascista al potere: ' Avevamo detto che avremmo cambiato il volto del Medio Oriente, ma ora stiamo cambiando il mondo". E ancora: “2500 anni fa Ciro liberò il popolo ebraico, ora il popolo ebraico sta aiutando il popolo persiano a liberarsi'.
Sul lato diplomatico, intanto, i ministri degli Esteri di Germania, Francia, Gran Bretagna e l’Alta rappresentante Ue Kallas incontreranno domani a Ginevra il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, con il quale dovranno discutere di programma nucleare. L’incontro, secondo fonti diplomatiche tedesche, sarebbe stato concordato con gli Usa, che però non parteciperanno. Secondo i media statunitensi, Trump starebbe ancora valutando l’idea di attaccare e distruggere il sito nucleare di Fordow con una serie di attacchi, ma ricordano che – senza un attacco diretto da parte dell’Iran – non si tratterebbe di un’operazione speciale, bensì di una vera e propria guerra. Dunque, sottolineano dal Nyt, “il congresso deve prima autorizzare l’uso della forza militare”.
Ai microfoni di Radio Onda d’Urto, l’analisi e il commento di Leila Belhadj Mohamed, giornalista che si occupa di Nord Africa e Asia occidentale. Di seguito un estratto del suo intervento.
LOTTE OPERAIE - Sono alle porte due giorni di sciopero e mobilitazione per Gaza contro il riarmo e per salari equi e giusti.
Venerdì 20 giugno sciopero generale per la Palestina di sindacati di base Cub, Si Cobas, Sgb, Usb, Adl Cobas, insieme ai movimenti sociali, realtà palestinesi, singoli lavoratori e lavoratrici. A Milano corteo alle 9.30 da piazza Santo Stefano fino alla Scala. Scelta non casuale, visto che proprio dalla Scala è stata cacciata dal luogo di lavoro la maschera che, a maggio, “osò” urlare Palestina Libera prima di uno spettacolo, alla presenza della Meloni.
Lo sciopero del sindacalismo di base, che inizia a mezzanotte, riguarderà tutti i settori, a partire dai trasporti, ma non solo. Uno sciopero fortemente politico e allo stesso tempo rivendicativo, visto che nelle parole d’ordine si mettono insieme il genocidio in Palestina, il riarmo generalizzato e i fondi che così vengono sottratti a salari, welfare e diritti. Oltre all’astensione dal lavoro previsti cortei in diverse città d’Italia, da Bologna a Padova, da Biandrate, Novara, a 4 anni esatti dall’omicidio del lavoratore e compagno Adil, del Si Cobas. E ancora: da Roma a Napoli fino, più a sud, a Catania per la Regione Sicilia. Proprio a Catania, abbiamo raggiunto telefonicamente Daphne, Usb Sicilia.
Qui l’intervista completa a Daphne dell’Usb Sicilia
Il 20 giugno, tuttavia, non sarà soltanto il giorno dello sciopero di sindacati di base e movimenti per la Palestina. Incrociano infatti le braccia, a livello nazionale, anche i metalmeccanici e le metalmeccaniche di Fiom, Fim e Uilm.
Uno sciopero di 8 ore per riaprire le trattative sul contratto interrotte dal padronato. Ai microfoni di Radio Onda d’Urto:
Michele De Palma, della segreteria nazionale della Fiom, sulle rivendicazioni sindacali di questo sciopero. Di seguito un estratto del suo intervento.
Antonio Ghirardi, segretario generale della Fiom bresciana, sulla manifestazione regionale prevista in Lombardia. Il corteo sarà a Bergamo. In partenza da Brescia più di 400 metalmeccanici.
Luca Bono, Fiom Brescia, per un aggiornamento sulle vertenze in corso all’interno delle fabbriche bresciane.
Sabato 21 giugno, invece, sono previste 2 piazze a Roma, contro guerra e riarmo, anche se con piattaforme diverse, soprattutto sul tema del ruolo della Nato; da Ostiense circa 500 realtà tra società civile, associazionismo ma pure partiti, Pd compreso (anche se la Schlein non ci sarà); dall’Esquilino invece un’ottantina di realtà della sinistra extraparlamentare o di base come sigle Potere al popolo, Movimento studenti palestinesi, Giovani palestinesi, Usb, Osa.
A chiudere, l’appuntamento con Storia di Classe:
Pochi minuti, ogni giorno, per ripercorrere la storia (la “nostra” storia). Un evento storico, una mobilitazione politica, una rivolta, una lotta, tornando indietro nel tempo per conoscere la storia dei movimenti operai, di classe e rivoluzionari.
19 giugno 1991 - Sgombero del centro sociale in via Battaglie a Brescia