Un'altra notte di genocidio nella Striscia di Gaza
La prima mobilitazione nazionale dei precari e delle precarie dell’Università | Cos'è il Manifesto di Ventotene? | TPL: firmato il contratto, ma i sindacati di base confermano lo sciopero
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Le trasmissioni, intanto, proseguono sulle nostre frequenze: alle ore 20 C’è Crisi; alle 21 Lo Scaffale di Primo, viaggi nell’editoria ribelle e critica; alle 22 Radio Fango FM, nuove uscite dall’underground hardcore punk; alle 23 FatBeat, musica elettronica.
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PALESTINA - Terzo giorno di rinnovato genocidio nella Striscia di Gaza, dopo la rottura unilaterale della tregua da parte di Israele. Sono 591 i palestinesi uccisi in meno di 72 ore (200 minori), 110 solo oggi. Numeri che vanno sommati, in un macabro bilancio, alle decine di migliaia decedute tra il 7 ottobre 2023 e il 19 gennaio 2025: almeno 50mila per i conteggi ufficiali, con migliaia di dispersi.
Ai microfoni di Radio Onda d’Urto la testimonianza di Samu Abu Omar, cooperante di numerose realtà solidali italiane attive a Gaza e nostro collaboratore. Di seguito un estratto della sua corrispondenza
Tel Aviv continua a espandere anche l’occupazione via terra. L’Idf ha annunciato un’operazione “nel centro-sud” della Striscia, per “allargare” il corridoio Netzarim rioccupato ieri. Un’altra operazione via terra è in corso a nord, in direzione di Beit Lahia, mentre continua ormai da 3 settimane il blocco totale degli aiuti, con gli ospedali in forte crisi. Non un caso, questo, ma una precisa strategia bellica israeliana, ampliata da oggi pure dal divieto a dottori e infermieri stranieri di entrare a Gaza. Un altro crimine di guerra, ancora una volta contro feriti e personale sanitario, come accade da un anno e mezzo e denuncia oggi anche un report di Human Rights Watch, di cui potete ascoltare di seguito un estratto tradotto dalla nostra redazione.
In questo quadro, il portavoce della sezione media arabi dell’IDF, Avichay Adraee, ha rilasciato una dichiarazione in cui proibisce ai palestinesi di utilizzare la via Salah al-Din, una delle principali arterie che attraversano la Striscia, per spostarsi tra nord e sud, annunciando che l’esercito israeliano ha lanciato una “operazione di terra limitata”. Adraee ha affermato che i palestinesi per spostarsi devono farlo solo attraverso la via al-Rashid lungo la costa e, per la loro sicurezza, devono evitare di avvicinarsi ai soldati israeliani.
Qui il commento di Shurki Hroun dell’UDAP, Unione Democratica Arabo Palestinese.
Hamas intanto ha rivendicato il lancio di diversi missili verso Israele, abbattuti dalla contraerea, al pari di 2 missili ipersonici scagliati stamattina e, poco fa, dagli Houthi yemeniti. Dentro Israele nuove manifestazioni, non pro Palestina, ma contro Netanyahu per gli israeliani ancora prigionieri a Gaza, chiedendo la liberazione immediata in cambio della fine – anch’essa immediata – del genocidio. In migliaia sono tornati sotto casa di Netanyahu tra idranti, barriere e cariche di polizia, mentre il Gabinetto di guerra dovrebbe decidere a breve la rimozione del capo dello Shin Bet, servizio segreto interno, sotto accusa formalmente per essersi fatto cogliere di sorpresa il 7 ottobre. In realtà Netanyahu vuole farlo fuori perché sta indagando sul Qatargate, soldi e regalie a collaboratori del premier stesso.
Dalla Striscia alla Cisgiordania, dove le immagini satellitari fornite dalla Cnn certificano come gli avamposti illegali coloniali israeliani siano aumentati di quasi il 50% da 7 ottobre 2023 a oggi, mentre proseguono, quotidiani, raid e violenza, in particolare a Tulkarem e Jenin, ma anche a Gerusalemme, con diverse abitazioni abbattute.
Da ultimo, uno sguardo alla solidarietà internazionale.
Per quanto riguarda Brescia, domani i Sanitari per Gaza in flashmob alle 12.30 in Poliambulanza; sabato alle 11 appuntamento per un presidio in piazza Vittoria, lato fermata metro, lanciato dal Coordinamento Palestina. Già oggi, invece, presidio per la Palestina al Pantheon, nel centro di Roma, da dove è partito poi un corteo arrivato vicino Montecitorio. Di seguito un estratto dalla corrispondenza di Federico, compagno del collettivo Zaum Sapienza presente in piazza a Roma.
Qui la corrispondenza completa
LAVORO - Oggi mobilitazione nazionale dei precari e delle precarie dell’Università contro gli ennesimi tagli alla ricerca, contro la riforma del preruolo del ddl Bernini e contro l’uso della ricerca per finalità belliche. Iniziative da Torino a Palermo, da Pisa a Bari, da Roma a Napoli, da Milano a Bologna.
Proprio nel capoluogo emiliano è stato bloccato simbolicamente il Rettorato. In azione precarie e precari insieme a studenti e studentesse dell’ateneo felsineo. Dopo l’iniziativa, le rivendicazioni della giornata di lotta sono state esposte in una conferenza stampa.
Da Bologna le corrispondenze di Marco, dell’Assemblea precaria e Federico della redazione di Radio Onda d’Urto Emilia-Romagna. Di seguito un estratto dell’intervento di Marco:
A Milano, invece, il partecipato presidio chiamato in Bicocca ha contestato la Iannantuoni, trasformandosi poi in un corteo per le strade dell’università, come racconta qui Francesco dell’Assemblea precaria universitaria di Milano:
Qui la corrispondenza completa
A Roma, occupata in serata l’Aula Magna di Lettere alla Sapienza. A Pisa, invece, partecipazione superiore alle aspettative al presidio mattutino chiamato in piazza Dante. Un’iniziativa preceduta da tre giorni di lezioni in piazza anch’esse attraversate da moltissime persone. Situazione non dissimile a Torino, dove la giornata è iniziata alle 10 con un “flashmob aggregativo” presso il Campus Einaudi seguito, alle 14,00, dall’assemblea pubblica intitolata Ci riprendiamo l’Università e, alle 18,00, da un momento di socialità con l’Aperitivo precario.
Qui la cronaca e l’analisi della giornata a Pisa e Torino grazie ai resoconti di Federica dell’Assemblea precaria di Pisa e di Matteo dell’Assemblea precaria di Torino
MANIFESTO DI VENTOTENE - Scontro sull’idea di Europa alla Camera dei Deputati: le scintille si sono accese quando mercoledì 19 marzo Giorgia Meloni ha citato – criticandolo – il Manifesto di Ventotene, in occasione della discussione generale verso il Consiglio Europeo di questo giovedì.
Il Manifesto di Ventotene – che aveva come titolo originale Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto – è un documento scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi (con il contributo di Eugenio Colorni) nel 1941 durante il periodo di confino presso l’isola di Ventotene, nel mar Tirreno.
È oggi considerato da alcuni esponenti politici uno dei testi fondanti dell’Unione Europea. “È vero fino a un certo punto: l’Unione Europea è nata sostanzialmente sul trattato di Maastricht e va in una direzione assai diversa da quella dei padri fondatori – ora forse i nonni fondatori – dell’Unione”, fa sapere il professor Angelo D’Orsi ai microfoni di Radio Onda d’Urto che spiega il contesto storico in cui la stesura del Manifesto di Ventotene è avvenuta. Giorgia Meloni nel suo intervento ha sottolineato come non si senta rappresentata da quel manifesto. “Meloni a quel tempo a Ventotene ci sarebbe andata in vacanza, perchè quel manifesto è un testo progressista dal taglio giacobino […] e se noi togliamo il contesto in cui è stato scritto non campiamo gli avvenimenti della storia”.
L’intervista completa al professor Angelo d’Orsi, già docente ordinario di Storia del Pensiero Politico all’Università di Torino, ora docente a contratto al politecnico di Torino e direttore delle riviste Gramsciana e Historia Magistra. Di seguito un estratto della sua analisi.
Anche i partiti dell’opposizione che hanno oggi – in parte – come eredi proprio gli autori del Manifesto di Ventotene “hanno abiurato tutto“. Lo scrive Cronache Ribelli nel comunicato diffuso attraverso i suoi canali social e che ricorda come il risultato di questo sia che la destra eserciti “da anni un’egemonia culturale che ha fatto breccia in tutte le componenti della nostra società”, come spiega anche Matteo di Cronache Ribelli.
Oggi sulle frequenze di Radio Onda d’Urto anche:
Trasporto Pubblico Locale: firmato il contratto, ma i sindacati di base restano critici e confermano lo sciopero. Il confronto tra Mauri “Muro” Murari dei Cobas BresciaTrasporti e Davide Bertolassi della Filt CGIL.
Turchia: ancora proteste all’Università dopo gli arresti degli oppositori di Erdogan. Il punto della situazione con Alberto Tetta, giornalista e collaboratore di Radio onda d’Urto da Istanbul.
A chiudere, l’appuntamento con Storia di Classe:
Pochi minuti, ogni giorno, per ripercorrere la storia (la “nostra” storia). Un evento storico, una mobilitazione politica, una rivolta, una lotta, tornando indietro nel tempo per conoscere la storia dei movimenti operai, di classe e rivoluzionari.
20 marzo 1945 - I partigiani della Brigata Schivardi tornano in Mortirolo e si preparano alla seconda battaglia contro i nazifascisti:
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